La Parashàh… in brevissima!
La Parashàh di BeHar comincia con le leggi della Shemitàh, l’anno Sabbatico, in cui il Popolo Ebraico ha il comando di non lavorare il proprio campo. Ogni cinquanta anni c’è lo Yovel, il Giubileo, in cui le attività legate all’agricoltura sono anche proibite.
Questi due comandamenti ricadono in una delle sette categorie di prove che dimostrano che HaShem ha dato la Toràh. Se l’idea dietro a questi comandamenti è quella di far riposare la terra, avremmo potuto evitare di lavorare un settimo del terreno ogni anno. Comandare ad un’intera società che si basa sull’agricoltura di interrompere di lavorare il proprio campo, assicurandogli che non soffrirà in alcun modo come conseguenza della cosa, può essere fatto solo da HaKadosh Baruch Hu, o da un pazzo chas veshalom.
In questa Parashàh si parla inoltre: della redenzione della terra che è stata venduta, rafforzare il prossimo ebreo i cui mezzi economici sono incerti, non prestare a interesse al prossimo ebreo, le regole che riguardano il servo. La Parashàh termina con l’ammonimento a non farsi idoli, ad osservare lo Shabbat e riverire il Santuario.
La seconda parashàh che leggeremo questa settimana, Bechukotai, inizia con una numerosa serie di benedizioni che riceve chi osserva i comandamenti della Toràh (vale seriamente la pena di leggerli! Anche solo tradotti!) Contiene inoltre la Toçhechà, ossia parole di ammonimento “Se non Mi ascolterai e non seguirai questi comandamenti…” per passare quindi a sette serie di sette diverse pene ciascuno. Bisogna capire che HaShem non punisce per il gusto della punizione; HaShem vuole che noi poniamo attenzione sulla nostra introspezione, riconoscendo i nostri errori e correggendo i nostri cammini. HaShem non vuole distruggerci (chas veshalom) o annullare il Suo Patto con noi. Vuole farci invece conoscere le conseguenze delle nostre singole azioni, per poterci rendere conto della gravità della cosa; Vuole anche la nostra attenzione per ciò che riguarda il non assimilarci e scomparire chas veshalom come nazione. Altamente consigliata la lettura di Vayqrà (Levitico) 26:14 - 45 e Devarim (Deuteronomio) 28.
Dvar Toràh
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin
La Toràh insegna:
“E camminerai nei miei statuti” (Vaikràh 26:3)
L’Or HaChaim commenta: visto che questo versetto si riferisce al fatto che bisogna faticare per studiare Toràh, si usa il termine “camminare” perché ci dovremmo abituare a studiare Toràh perfino quando camminiamo o viaggiamo.
Ci sono moltissime opportunità di studiare Toràh che spesso non vengono sfruttate. Quando sei in viaggio, ricordati di portarti un libro di Toràh da cui poter studiare. Molti libri sono pubblicati in versione tascabile così da poter essere facilmente portati in viaggio o mentre si attende in fila. Qualunque cosa e qualunque volta ti capiti di studiare avrai un grandissimo merito e un grandissimo beneficio!
Molte persone ascoltano lezioni di Toràh mentre viaggiano nelle proprie automobili. Si possono scaricare gratuitamente al sito 613.org, Torah.org, OU.org (in inglese). [In italiano puoi trovare invece una lunga lista di siti e materiale consigliabile su http://deroryqra.blogspot.com in particolare alla pagina relativa a “dove studiare” http://deroryqra.blogspot.com/2011/02/dove-studiare.html con tantissime fonti gratuite e in italiano] Trasforma il tempo in cui sei in viaggio in un tempo in cui studi Toràh. Tramuta un tempo che potrebbe essere sprecato e insensato in un tempo di crescita personale attraverso lo studio della Toràh!
Una preghiera speciale per la vigilia di Rosh Chodesh Sivan
Il cinquantesimo giorno dell’Omer, il 6 di Sivan, si celebra la festa di Shavuot. Quando HaShem apparve a Moshè Rabbenu sul Monte Sinai, prima dell’uscita dall’Egitto, dicendogli di tornare in Egitto per portare il popolo ebraico verso la libertà, HaShem gli disse che tutto il popolo sarebbe tornato a servirlo su quella montagna (“Taavdun et HaElokim al haar hazè” – Shemot 3:12). Il Midrash riporta che Moshè chiese ad HaShem quando sarebbe avvenuto e HaShem rispose il cinquantesimo giorno dall’uscita dall’Egitto. Quindi, ai tempi dell’Esodo, i Figli D’Israele già sapevano che cinquanta giorni dopo sarebbero arrivati al Monte Sinai per ricevere la Toràh. Per questo hanno cominciato a contare i giorni ansiosi di arrivare a quelmomento. Anche per questo osserviamo la mizvàh della “sefirat haOmer”, per commemorare l’entusiasmo del popolo ebraico nel ricevere la Toràh.

Anche se questa preghiera viene spesso chiamata “la preghiera dello Shlà”, è stata scritta da Rav Shabetai Sofer. Ogni genitore è bene che se la procuri e stia attento a recitarla la vigilia di Rosh Chodesh Sivan.
[A questo link: http://dytefillah.blogspot.com/2011/06/teffillat-hashelah-haqadosh-per-il.html potete trovare questa tefillàh in ebraico e traslitterata in italiano]
Shabbat shalom!!
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