La Parashàh… in brevissima!
Nella Parashàh di questa settimana si parla di ulteriori compiti riservati alla tribù di Levi. Moshè riceve il comandamento di purificare l’accampamento per prepararlo all’inaugurazione del Mishkan, il Tabernacolo.
Poi vengono date quattro mizvot relative ai Cohanim: 1) il fatto di restituire ai Cohanim eventuali beni rubati il cui proprietario sia deceduto e non abbia parenti prossimi in vita 2) se un marito sospetta che la moglie l’abbia tradito, deve portarla di fronte al Cohen che procederà con la cerimonia chiarificatrice della “Sotàh” 3) se una persona decide di ritirarsi dal mondo materiale e consacrare se stesso esclusivamente al servizio di HaShem diventando Nazir (chi fa il voto di non bere vino e i suoi derivati, di non venire in contatto con corpi morti e di non tagliarsi i capelli), deve andare dal Cohen per completare il suo voto 4) i Cohanim ricevono l’ordine di benedire il popolo con questa formula: “Possa HaShem benedirti e proteggerti. Possa HaShem far risplendere il Suo Volto su di te ed essere misericordioso con te. Possa HaShem rivolgere il Suo volto su di te e darti armonia” (Yevarechechà HaShem VeIshmerecha…).
Il Mishkan viene completato e inaugurato il primo del mese di Nissan, nel secondo anno dall’uscita dell’Egitto. I capi di ogni tribù donano carri e buoi per trasportare il Mishkan. Durante i successivi dodici giorni dedicati all’inaugurazione del Mishkan, ognuno dei capi tribù regala doni d’oro e vasi d’argento, animali da sacrificare e offerte da mangiare. Ogni principe dona esattamente le stesse cose di tutti gli altri.
Dvar Toràh
Basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin
Per quanto riguarda il Nazir la Toràh afferma:
“…Perché il [segno del] Nazir del Suo Signore è sul suo capo” (Bemidbar cap.6 verso 7)
Cosa possiamo imparare da questo verso?
L’Iben Ezrà scrive, “Il termine Nazir viene da una parola ebraica che significa corona. Devi sapere che quasi tutti sono schiavi dei piaceri del mondo. L’unica persona che è veramente un re ed ha la corona regale sulla sua testa è chi è libero da(lla schiavitù de)i desideri”.
Chi è dipendente dai piaceri può erroneamente considerarsi fortunato ad avere così tanti piaceri. In realtà è solo schiavo dei suoi piaceri: quando non li ha, prova sofferenza e deprivazione. Il suo pensiero è fissato costantemente su cosa possa fare per ottenere ciò che desidera. Passa più tempo a pensare a come ottenere piacere che a goderselo. La ricerca del piacere è uno scopo illusorio, non si sarà mai soddisfatti.
Cercare la felicità è un obiettivo molto più sensato che cercare il piacere. Il modo per essere felici è controllare i propri desideri. Quando hai godimento dal fatto di autodisciplinarti, la situazione è rovesciata. Ti sarai liberato dalla preoccupazione di ottenere ciò che desideri e proverai il piacere costante di essere il padrone di te stesso!
Ogni volta che ti autodisciplini, considerati un re. Stai riuscendo a governare te stesso. Il piacere provato dal fatto di autodisciplinarti, ti permetterà di dominare i tuoi desideri.
Nuotare durante Shabbat
È permesso nuotare durante Shabbat? Quali problemi alachici può comportare?
Prima di cominciare a rispondere a questa domanda, bisogna chiarire che si sta parlando di una piscina privata, in cui sono presenti solo uomini o solo donne. Situazioni miste sono rigorosamente proibite dall’alachàh qualsiasi giorno della settimana.
Inoltre, stiamo parlando di una piscina situata in un Reshut HaYachid (dominio privato), in cui non si trasgredisce il divieto di trasportare durante Shabbat Kodesh. È sicuramente vietato nuotare in una piscina pubblica, perché si trasgredirebbe lo Shabbat trasportando l’acqua mentre si nuota.
Inoltre, si sta parlando di una piscina contenente acqua fredda. Durante Shabbat è proibito fare il bagno nell’acqua riscaldata, anche se l’acqua è solo tiepida. Ricapitolando, la domanda è se si possa nuotare durante Shabbat in una piscina in cui ci siano solo uomini o solo donne, situata in un dominioprivato e che contenga solo acqua fredda.
Lo Shulchan Aruch (Orach Chaim 339) stabilisce che, strettamente parlando, è possibile nuotare durante Shabbat in una piscina che sia completamente circondata da mura, come sono le piscine odierne. È vietato invece nuotare in un fiume.
Tuttavia, tutte le autorità alachike recenti e contemporanee, stabiliscono all’unanimità che non si deve nuotare di Shabbat. Come spiegano i Poskim, anche se nuotare è intrinsecamente permesso, dà luogo a molteplici potenziali problemi alachici. Per esempio, non è possibile strizzare i capelli bagnati, il costume da bagno o l’asciugamano. Nello Yalcut Yosef (Shabbat vol. 2, a partire da pag. 7) elenca altri numerosi problemi alachici causati dal fatto di nuotare durante Shabbat.
Inoltre, nuotare di Shabbat, non ha nulla a che fare con l’aurea di kedushà e santità che rivestono questo giorno speciale. Ammesso che si possano mettere da parte i problemi alachici esaminati, e assumendo che si riesca a nuotare in un modo tecnicamente possibile, questo minerebbe la natura stessa dello Shabbat, e per questo motivo, tutte le autorità alachiche senza eccezione, vietano il nuoto durante Shabbat. Fra questi Poskim troviamo Chacham Ovadia Hadaya (nel suo Yaskil Avdì 4:1), Rabbì Moshè Stern di Debereczyn (nel suo Beer Moshè) e Rabbì Ischak Weiss (nel suo Minchat Ischak). Questo è quello che stabilisce inoltre Chacham Ovadia Yosef.
Riassumendo: strettamente parlando, potrebbe essere permesso nuotare in una piscina di Shabbat sottostando ad alcune condizioni. In pratica però, le autorità alachike vietano il nuotare durante Shabbat a causa di molteplici problemi alachici causati dal fatto di nuotare. Inoltre il nuoto non ha niente a che fare con l’aura di kedushà e santità che caratterizzano lo Shabbat.
Shabbat shalom!
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