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Newsletter: Vaikràh 5772


Dvar Torà

Basato su “Love Your Neighbor” di Rabbi Zelig Pliskin

La Toràh afferma:
 “Se chi ha peccato fosse una persona del popolo cha abbia involontariamente eseguito uno dei precetti dell’Eterno che non doveva essere compiuto, e sia (pertanto) divenuto colpevole, oppure (se in un tempo successivo all’atto stesso) gli è stato reso noto il peccato che ha commesso, (allora) per il peccato che ha commesso dovrà portare come sua offerta una capretta femmina senza imperfezioni.” (Vaikrà 4:27-28)
Non avendo al giorno d’oggi il Bet HaMikdash che ci permette di espiare le nostre trasgressioni, cos’altro possiamo fare per espiarle?
Rabbi Yochannan stava passeggiando lungo la periferia di Yerushalaim e Rabbi Yeoshua lo seguiva. Vedendo le rovine del Bet HaMikdash, Rabbi Yeoshua ha detto: “Guai a noi. Il luogo che espiava per i nostri peccati è stato distrutto.”
 “Figlio mio,” ha detto Rabbi Yochannan, “Abbiamo un altro mezzo di espiazione che può essere paragonato al Bet HaMikdash: il chesed (compiere atti di bontà). Come è detto: “Benevolenza è quello che Io voglio, e non sacrifici (Hoshaia 6:6).” (Avot DeRabbì Natan, cap. 4)
L’espiazione dipende da quanto la persona si rammarica per ciò che ha fatto, chiede scusa e chiede verbalmente all’Onnipotente di accettare la sua richiesta di perdono. Forse, compiere atti di bontà aiuta il singolo a concentrarsi  in modo più generale sul suo rapporto col mondo e con l’Onnipotente, entrando in uno stato in cui è in grado di esaminare i propri errori e ripararli.

La mizvàh di raccontare l’uscita dall’Egitto ai propri figli

La mizvàh di raccontare la storia dell’uscita degli ebrei dall’Egitto la sera di Pesach, è riportata nella Toràh con le seguenti parole: “Veigadeta lebinchàh” – “La racconterai a tuo figlio” (Shemot 13:8), e quindi l’obbligo fondamentale è quello di raccontare quanto accadutoai propri figli. I propri figli di conseguenza, devono sedersi accanto al padre la sera del Seder. Molte famiglie usano sistemare la tavola in modo che i bambini siedano alla fine e gli ospiti e i parenti siedano accanto al capofamiglia. La cosa migliore è che i bambini siedano accanto ai propri genitori, così che possano raccontargli la storia dell’uscita dell’Egitto.
Chi non ha figli, compie la mizvàh raccontando la storia dell’uscita dall’Egitto ai commensali o perfino a se stesso. Quando la Toràh dice “La racconterai a tuo figlio”, si riferisce al modo migliore di compiere la mizvàh, il livello base si compie anche raccontandola a se stessi. Per questo motivo non è strettamente necessario passare la sera del Seder con i propri genitori. Infatti, in molti luoghi c’è l’uso che le coppie sposate passino al prima sera con i genitori da una parte e la seconda sera con i genitori dall’altra. Questo uso è accettabile perchè la mizvàh di raccontare dell’uscita dall’Egitto la sera di Pesach può essere compiuta (a livello inferiore) pur non raccontandola ai propri figli.
Riassumendo: l’obbligo principale di raccontare la storia dell’uscita dall’Egitto consiste nel raccontarla ai propri figli, di conseguenza i bambini dovrebbero sedere accanto ai genitori la sera del Seder. In ogni caso, la mizvàh può essere compiuta anche raccontando dell’uscita dall’Egitto a se stessi e non ai propri figli.

Shabbat shalom!








  

Newsletter: Parashat Vaicrà 5771

…a proposito della parashà: dai il tuo meglio!

Nella parashà di Vaicrà si parla dell’offerta “olè veiored” che significa letteralmente “l’offerta che sale e scende”, così chiamata perchè si divide in tre livelli, basati sulle possibilità economiche del popolo: una persona ricca doveva portare una mucca, una persona di ceto sociale medio doveva portare un volatile, un povero doveva portare un’offerta farinacea.
Infatti, una persona ricca non poteva portare un’offerta di qualità minore. Vediamo da qui che HaShem non giudica tutti secondo gli stessi standard. Chi ha maggiori possibilità, deve fare di più, altrimenti, per quale motivo il Signore gli avrebbe concesso tali risorse?!
Il rovescio della medaglia però, è che una persona povera non poteva portare di più di quanto le era richiesto. Questo insegna che, anche se ci sforziamo di migliorare, dobbiamo stare attenti ai nostri limiti senza farci pressioni irrealistiche.
Per evidenziare questo concetto, in Vaicrà 2:1 colui che porta un’offerta farinacea è chiamato con l’appellativo di “anima”. Il Talmud spiega che, anche se l’offerta farinacea può essere poco costosa, per la persona povera che la porta è una spesa significativa e HaShem la considera come se avesse dato la propria anima!
Non dobbiamo mai guardare con scetticismo i risultati di un’altra persona, per quanto piccoli possano apparire: su qualsiasi livello siamo, HaShem si aspetta da noi che ci comportiamo secondo il meglio delle nostre possibilità!

… a proposito di purim: mishloach manot – restrizioni che si dovrebbero seguire per almeno uno dei pacchi mandati nel giorno di purim

La mizvà di “mishloach manot” richiede l’invio di almeno due cibi ad almeno un ebreo nel giorno di purim. Tuttavia, è bene mandare mishloach manot a molte persone perché, così facendo, si migliora l’atmosfera di armonia, amicizia e fratellanza all’interno del popolo ebraico.
E’ opportuno mandare almeno un mishloach manot che segua le opinioni di tutte le autorità alachiche sull’argomento. Anche se in termini stretti, si può uscire dall’obbligo della mizvà senza seguire queste misure ristrettive, bisognerebbe cercare di sforzarsi di rispettarle almeno per quanto riguarda uno dei mishlach manot inviati, al fine di soddisfare l’adempimento alla mizvà secondo tutti i punti di vista. Le seguenti restrizioni dovrebbero essere seguite  per almeno un mishloach manot da mandare il giorno di purim.
1) I due cibi devono essere mandati insieme, allo stesso tempo e non uno dopo l’altro. Secondo alcuni poskim (autorità alachiche), solo mandando i due cibi contemporaneamente, si può considerare di aver mandato effettivamente due cibi (e non un cibo in due diverse occasioni).
2) I due cibi devono essere messi in due utensili separati. Secondo alcune opinioni, cibi contenuti in uno stesso recipiente non possono essere considerati come due cibi separati.
3) I due cibi devono essere rispettabili secondo gli standard sia di chi dona che di chi riceve. Secondo alcune opinioni, non si esegue la mizvà mandando cibi economici che sono al di sotto dello standard di chi dona o di chi riceve. Per esempio, una persona distinta non può mandare cibi come popcorn, zucchero filato, caramelle e mais, in quanto questi cibi non riflettono il suo standard. E’ bene quindi inviare “cibi rispettabili” in almeno uno dei mishloach manot.
4) Il pacco deve contenere almeno due cibi solidi. Dal punto di vista dell’alachà stretta, si compie la mizvà di mishloach manot mandando un cibo e una bibita, o perfino due bibite. Per soddisfare tutte le opinioni però, è preferibile che almeno un pacco contenga due cibi solidi. (Per inciso, i due cibi solidi devono essere due diversi tipi di alimenti. Affettare un pezzo di carne in due e mandare quindi due pezzi della stessa carne non è considerato come mishloach manot. Si può però mandare due pezzi di carne di tagli diversi).
5) Il mishloach manot dovrebbe essere consegnato tramite terzi e non personalmente. Secondo alcune opinioni, il termine “mishloach manot” indica che il pacco deve essere consegnato e non portato personalmente. Anche se l’alachà non segue questa opinione, si dovrebbe inviare almeno un mishloach manot attraverso un messaggero.
Queste misure si applicano solo a livello di chumrà (restrizione) e non sono necessarie secondo l’alachà stretta. Tuttavia è bene mandare almeno un mishloach manot che soddisfi queste restrizioni al fine di garantire l’adempimento della mizvà secondo tutte le opinioni.
Riassumendo: è bene, il giorno di purim, mandare almeno un mishloach manot che segua tutte le opinioni. Quindi, dovrebbe estere costituito da due cibi rispettabili, che siano solidi, che siano contenuti in due recipienti separati , entrambi consegnati contemporaneamente da un messaggero.

Shabbat shalom umevorach!