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SPECIALE PURIM!


SPECIALE PURIM!

Come sapete stasera e domani è Purim! Abbiamo pensato a realizzare uno Speciale con alcune delle norme  tratte  e adattate dal libro “Purim: Halakhot e Minhaghim” di Aharon Braha הי“ו , sotto gentile concessione dell’autore.



Le Mizvot del giorno di Purim. Il giorno di Purim abbiamo, oltre alle norme particolari che vedremo Be”H nelle prossime righe, 4 mizvot: (a) la lettura della Meghillàh di Ester, sia la notte che il giorno, (b) i Mishloach Manot, ossia un dono di due pietanze al proprio compagno, (c) le Mattanot LaEvionim, ossia dei doni da dare agli ebrei poveri e (d) la Se’udàh di Purim, ossia il pasto per celebrare Purim.
Questi argomenti sono B”H trattati  in maggior dettaglio  nei capitol del libro. Qui di seguito alcune halakhot sulla lettura della Meghillàh e le relative berakhot
La Lettura della Meghillàh
La Mizvàh. C’è una mizvàh Midivrè Qabalàh (cioè esplicita nei Neviim e Ketuvim, e avente solamente dei רמזים remazim ~ allusioni nella Toràh scritta) di leggere la Meghillàh di Ester durante Purim. (Torat HaMoa’dim 5: 1)
Quante volte? Ogni ebreo è tenuto a leggere (o sentire la lettura) della Meghillat Ester due volte: una la notte e una il giorno. (Torat HaMo’adim 5: 1)
Il tempo della lettura della notte
La lettura della notte. La lettura della notte può essere effettuata tutta la notte, dall’uscita delle stelle fino all’ עלות השחר ‘alot hashachar ~  albeggio (cioè 72 minuti zemaniot prima del נץ החמה Netz HaChamàh ~ sorgere del sole). (Chazon ‘Ovadiàh pag. 47-48: 1, cfr. Torat HaMo’adim 5: 1)
Quanto prima. Nonostante il tempo della lettura della Meghillàh della notte sia lungo tutta la notte, è opportuno leggerla quanto prima dopo l’uscita delle stelle (‘arukh HaShulchan (Orach Chajim 687: 4), Pisqè Teshuvot 687: 1)
Chi non può leggere la notte. Chi sa di non poter leggere la Meghillàh al Bet hakenesset durante la notte di Purim, ad esempio in periodo di guerra ל"ע, oppure in un luogo in cui è pericoloso girare per strada di notte, può leggere la meghillàh con le sue berakhot la vigilia di Purim al bet hakenesset dall’orario di Pelag HaMinchàh. Ed è meglio optare per questa opzione piuttosto che leggere la Meghillàh (da una Meghillàh Kesheràh) da soli in casa dopo tzet hakokhavim ~ uscita delle stelle. (Torat HaMo’adim 5: 3)
Chi ha perso la lettura della notte. Chi non ha letto la Meghillàh tutta la notte non può più recuperarne la lettura. Quindi di giorno la legge solo una volta. (Torat HaMo’adim 5: 4) Quando la legge di giorno aggiunge anche la berakhàh di Sheechejianu prima della lettura. (cfr. Torat HaMo’adim 5, 16)
Il tempo della lettura del giorno
La lettura del giorno. La lettura del giorno può essere effettuata tutto il giorno, dal נץ החמה Netz HaChamàh ~ sorgere del sole fino alla fine delle ore di luce. בדיעבד Bedi’avad ~ a posteriori se ha letto la Meghillàh prima del Netz HaChamàh entro l’ ‘alot HaShachar ~ albeggio (72 minuti zemaniot prima del Netz HaChamàh) è uscito dall’obbligo. (Torat haMo’adim 5: 1)
Chi non può leggerla dopo il Netz HaChamàh. Chi sa che non potrà leggere la Meghillàh dopo il Netz HaChamàh, la legga a priori dall’ ‘alot haShachar. (Torat HaMo’adim 5: 1)

Berakhot sulla lettura

Berakhot la notte. Chi legge la Meghillàh durante la notte benedice tre berakhot: (1) ‘al Miqrà Meghillàh, (2) She’asàh Nissim (3) Sheechejianu [Trovate la traslitterazione delle berakhot della lettura a pag . 109] (Torat HaMo’adim 5: 13)
Berakhot il giorno. C’è da distinguere tra sefarditi e ashkenaziti. I sefarditi recitano solo le prime due berakhot (senza sheechejianu, che è stata letta la sera prima) e molti ashkenaziti usano recitare tutte e tre le berakhot. (cfr. Torat HaMo’adim 5: 13) Il Minhag ~ uso della Qehillat Qodesh Ferrara יע"א e in generale quella degli italiani è come i sefarditi, che non recitano la berakhàh di Sheechejianu se non la sera (Pachad Izchaq Lampronti “Meghillà Chayavim Liqrotàh Balaylàh” e “Meghillàh Mevarekhin açhareah”)
Sheechejianu. E’ opportuno pensare durante la recitazione della berakhàh di Sheechejianu a tutte le Mizvot del giorno di Purim, comprese Mishloach Manot, Mattanot LaEvionim e la Se’udàh di Purim. (Torat HaMo’adim 5: 13)
Dopo la lettura. Dopo aver completato la lettura, si arrotola la Meghillàh Kesheràh. Una volta arrotolata si recita la Berakhàh di “HaE-l HaRav et Rivenu” e si conclude dicendo “Barukh Attàh HaShem, HaNifrà Le’ammò Israel Mikol Tzarehem, HaE-l HaMoshi’à.” [Trovate Be”H anche questa berakhàh con relativa traslitterazione a pagina 110  ](Torat HaMo’adim 5: 14)
Berakhàh di HaRav et Rivenu. Per recitare la berakhàh di HaRav et Rivenu c’è chi sostiene che siano necessari 10 ebrei (tra uomini e donne), visto che questa berakhàh è solo un minhag ~ uso, e come tale è stata stabilita solo per un pubblico. (cfr. Torat HaMo’adim 5: 14)  In un luogo ove vi sia un uso chiaro di recitare la berakhàh con anche meno di 10 ebrei presenti, è possibile continuare con il proprio uso, ma nel caso in cui l’uso sia incerto, si entra in un dubbio di  ברכה לבטלהberakhàh levatalàh ~ benedizione invano, con relativo Nome del Signore invano chas veshalom. Per fare le cose al meglio, è opportuno anche ove vi sia un uso, avere donne e bambini che siano giunti in età di educazione per ottenere un cuorum di 10 pesone (cfr. Ben Ish Chai 13, note Ish Matzliach sulla Mishnàh Beruràh 316: 4)

HaRav et Rivenu

L’uso in diverse comunità è quello di recitare questa berakhàh anche quando una persona legge da sola la Meghillàh. E così è l’uso della קהילת קודש Qehillat Qodesh ~ sacra comunità di Bagdad  יע"א(Ben Ish Chai 13).  E così è anche l’uso degli italiani nella Qehillat Qodesh di Mantova יע"א e degli italiani in genere - così testimonia Rabbenu Barukh Casis ז"ל in una lettera inviata a Rabbenu Izchaq Lampronti ז"ל  che la riporta nel Pachad Izchaq (“Meghillàh Mevarrçhin Achareah”). Riporta inoltre una lettera del Chakham Bril ז"ל, suo maestro, che testimonia che la Qehillàh Ashkenazita a Mantova יע"א usava invece non recitare alcuna berakhàh.

Purim Sameach!


Newsletter: Parashat Pekudè 5771

Dvar Torà
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

La Torà afferma per quanto riguarda le donazioni fatte per gli abiti del Cohen Gadol:

“I capi delle tribù portarono le pietre di onice e lepietre da incastonare per l’efod e per il pettorale” (Shemot, 35:27)

Perché la Torà specifica che sono stati i capi delle tribù a portare le pietre preziose?

Rashi (Rabbi Shlomo Ben Izchak che è vissuto fra il 1040 e il 1104 ed è considerato il principale commentatore della Toràh e del Talmud) cita le parole dei Saggi che notano che i capi delle tribù hanno portato le ultime donazioni per il Santuario. I capi hanno detto, “Lasceremo donare agli altri quello che vogliono donare, e noi porteremo qualsiasi cosa manchi.” Gli altri però, hanno portato tutto quello che era necessario. I capi delle tribù allora hanno chiesto: “Cos’altro possiamo fare?” L’unica cosa che rimaneva erano le pietre preziose e questo è quello che hanno portato. Poiché hanno procrastinato, la Torà accenna a un rimprovero attraverso il fatto che la parola nesiim (capi tribù) è scritta con una sola iud al posto di due.

Rav Yeruchem Levoviz ha spiegato che la loro intenzione iniziale era virtuosa poichè hanno detto che avrebbero portato qualsiasi cosa fosse stato necessario alla fine. (Il Santuario è stato costruito per mezzo di donazioni – ad eccezione della base dei pilastri che è stata costruita per mezzo di donazioni pubbliche obbligatorie). I capi tribù hanno pensato che il popolo non ce l’avrebbe fatta a coprire le spese di tutta la costruzione, ma hanno mal considerato il fervore nazionale e la generosità delle persone). La proposta dei capi tribù potrebbe sembrare essere molto generosa. In ogni caso, impariamo da qui che il loro comportamento, poiché ha sfiorato il tratto negativo della pigrizia, è considerato scorretto e per questo sono stati rimproverati.

Ogni volta che un tratto negativo del carattere potrebbe essere alla base di un comportamento, bisogna fare molta attenzione a fare chiarezza in se stessi su quale sia la vera motivazione di tale comportamento. Questo è applicabile specialmente alla pigrizia. E’ molto facile dare a noi stessi molte “buone ragioni” per non fare qualcosa. Quando la pigrizia potrebbe essere la vera ragione per la “mancanza di azione” bisogna essere sospettosi che la vera motivazione sia una razionalizzazione con cui si cerca una buona scusa con cui convincere se stessi.

Riadattamento del link: http://www.aish.com/tp/ss/ssw/48961631.html

…a proposito di purim: il pasto di purim – quando consumarlo, se una persona che sta di lutto può partecipare, studiare Torà prima e durante il pasto

Una delle mizvot della festa di purim è l’obbligo di consumare una seudà – un pasto festivo. L’alachà richiede di consumare questo pasto durante il giorno; non si compie l’obbligo di mangiare il pasto festivo di Purim consumandolo la sera. E’ bene consumare un pasto festivo anche la sera di purim, ma l’obbligo della seudat purim richiede di consumarlo specificatamente durante il giorno.

A rigor di termini, si può compiere questa mizvà in qualsiasi momento del giorno di purim, fino al tramonto. Tuttavia, l’uso del Rashash (Rabbi Shalom Sharabi, Yemen – Israel, 1720 - 1777) basato su fonti cabalistiche, era quello di consumare il pasto specificatamente durante la mattina. Questo uso è citato dal Kaf HaChaim (Rav Yaacov Chaim Sofer, Bagdad – Israele, 1870-1939), nel siman 695 (23), e dallo Shelàh HaKadosh (Rav Yeshià Horowitz, 1565-1630). Così, chi desidera compiere la mizvà secondo gli insegnamenti cabalistici, dovrebbe consumare il pasto festivo la mattina, a colazione. Ovviamente si può consumare un altro pasto durante la giornata.

Una persona che sta di lutto, nei dodici mesi dopo la perdita di un genitore lo alenu, può e deve partecipare ad una seudat purim?

Il Rav Ovadià Yosef shlita, sostiene che una persona che sta di lutto può partecipare a pieno titolo ad una seudat Purim, anche fuori dalla sua casa, a condizione che non ci sia musica strumentale durante l'evento.

Il Ramà (Rabbi Moshè Isserless di Cracovia, Polonia, 1525-1572) scrive che bisognerebbe stare attenti a studiare Torà prima della seudà di purim. Commentando il verso della Meghillat Ester (8:16) “Per gli ebrei ci fu luce e gioia…“, i Saggi spiegano che la parola “luce” si riferisce allo studio della Torà. Perciò, è bene passare un po’ di tempo nello studio della Toràh – avvolgendoci di “luce” – prima di occuparsi della “gioia” della festa di purim.

Bisognerebbe cantare canzoni di lode ad HaShem durante il pasto di purim

Di solito, è bene lasciare qualcosa di vuoto sul tavolo, come uno spazio vuoto o un utensile vuoto, per simboleggiare il nostro dolore per la distruzione del Tempio. Durante purim comunque, questo non è necessario e si può riempire l’intero tavolo con prelibatezze per celebrare questa speciale occasione festiva.

Riassumendo: c’è l’obbligo di consumare un pasto festivo nel giorno di purim e non si compie questa mizvà di notte. Il pasto può avvenire in qualunque momento del giorno, fino al tramonto, ma secondo gli insegnamenti cabalistici dovrebbe avere luogo in mattinata. Una persona di lutto può partecipare ad una seudat purim, accertandosi però che non ci sia musica strumentale. E’ bene studiare Torà prima del pasto festivo. Non bisogna lasciare uno spazio vuoto o un utensile vuoto durante il pasto di purim per commemorare la distruzione del Tempio, come invece si usa fare durante gli altri pasti dell’anno.

Riadattamento del link: http://www.dailyhalacha.com/displayRead.asp?readID=1921

Shabbat shalom umevorach!