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Newsletter: Parashat Bò 5772


Dvar Torà

Basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

In questa parashà, l’Onnipotente dà il primo comandamento al popolo ebraico nel suo insieme – decretare l’inizio del mese ebraico. Questo ha un’importanza fondamentale per stabilire la data di ogni festa ebraica. È così importante, che quando i greci ci hanno perseguitato ai tempi della storia di Chanukkà, hanno vietato al Sinedrio di decretare l’inizio del nuovo mese. La Torà afferma:
 “Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi (si riferisce al mese di Nissan, in cui cade Pesach. Il nuovo anno del regno di un re inizia con il mese di Nissan. Il nuovo anno per la creazione dell’uomo inizia con il mese di Tishrì). (Shemot 12:2)
Quale lezione impariamo da questo verso?
Rabbì Moshè Feinstein ha commentato che il mese di Tishrì è il mese della creazione del mondo. Il mese di Nissan è il mese dell’uscita dall’Egitto. Entrambi i mesi rappresentano una lezione nella nostra consapevolezza della potenza del Signore.
La prima lezione insegna che l’Onnipotente è il creatore dell’Universo.
La seconda lezione ci insegna a proposito dell’ “Ashgachà Pratit”, Provvidenza Divina. L’Onnipotente controlla tutto quello che accade al mondo, è quindi Lui ad aver schiavizzato i Figli D’Israele ed è Lui ad averli liberati. La Torà ci sta dicendo in questo verso che essere consapevoli del fatto che HaShem guida gli eventi storici è più importante perfino della consapevolezza che HaShem ha creato l’Universo.
Una persona può credere che HaShem abbia creato l’Universo, ma questo potrebbe non costituire alcuna differenza nel comportamento e nelle abitudini della persona. Però, quando una persona è consapevole del fatto che HaShem supervisiona ogni evento quotidiano, cercherà di migliorare il modo in cui si comporta. Inoltre, la sua fiducia in HaShem lo libererà dalle preoccupazioni. Il mese di Nissan è il primo dell’anno, ricordandocelo, ci ricorderemo inoltre che simboleggia l’uscita dall’Egitto. Questo dovrebbe avere molta influenza sul nostro modo di comportarci e sul nostro modo di pensare.

Essere coinvolti nei preparativi dello shabbat

Il Ben Ish Chai (Rav Yosef Chaim di Bagdad, 1833-1909), nella parashà di Lech Lechà (4), parla dell’importanza di essere personalmente coinvolti nella preparazione dello shabbat. Scrive, che se perfino una persona ha diversi servi che sono in grado di occuparsi di tutti i preparativi necessari per lo shabbat, deve comunque compiere qualche azione per aiutare la preparazione. Il Ben Ish Chai riporta numerosi esempi dal Talmud, di Chachamim che compivano alcune azioni ogni venerdì per preparare in onore dello shabbat. Rabbi Chia tagliava le verdure; Rabba e Rav Yosef spaccavano la legna; Rabbi Zera accendeva il fuoco; Rabbi Abba ravvivava le fiamme; Rav Papa preparava gli stoppini, Rav Nachman puliva la casa.
Il Ben Ish Chai aggiunge che il sudore causato dagli sforzi che si impiegano per preparare lo shabbat, hanno la capacità di espiare tutti i peccati. Ricorda inoltre l’abitudine del padre di recarsi ogni venerdì mattina dal fruttivendolo per selezionare frutta di qualità per lo shabbat, da portare a casa.
L’Arizal (Rav Izchak Luria di Zfat, 1534-1572) riporta che tutto il cibo che ci si ripropone di utilizzare per lo shabbat dovrebbe essere acquistato specificatamente il venerdì, così da poter essere conferito della kedushà dello shabbat. Però, scrive il Ben Ish Chai, se lo shabbat comincia il venerdì presto, e così facendo non resterebbe tempo sufficiente per preparare il cibo, cibi che necessitano particolare preparazione possono essere acquistati dal giovedì. Un’eccezione è costituita dalle challot per shabbat, che costituiscono la componente primaria per il pasto di shabbat e devono essere cotte specificatamente il venerdì. Secondo il Ben Ish Chai, persino se una persona va dal fornaio ogni giorno per comprare il pane, il venerdì dovrebbe preparare le challot per shabbat, così che la moglie possa compiere la mizvà della “hafrashat challà” (separare parte dell’impasto). Spiega che Adam (Adamo) è chiamato la “Challà del mondo”, la più alta e importante creatura, ed è stato creato di venerdì e quello stesso giorno ha peccato. È stata Chavà (Eva) a causargli di peccare, ed ha quindi rovinato la “Challà del mondo”, le donne hanno la possibilità di rettificare questo peccato attraverso la mizvà dell’hafrashat challà. Questo andrebbe fatto di venerdì, giorno in cui è avvenuto il peccato. Per questo motivo alcune donne hanno l’uso di designare dei soldi da dare in zedakà prima di separare la challà il venerdì pomeriggio, così da espiare il peccato di Chavà. Alcune donne mettono inoltre dei soldi da parte da dare in zedakà prima di accendere le candele dello shabbat, azione che serve similmente per espiare il peccato di aver “estinto la luce del mondo” causando ad Adam di mangiare dall’albero proibito, portando quindi la morte nel genere umano. La zedakà è data prima dell’accensione con la speranza di guadagnare espiazione per il comportamento di Chavà.
Va notato che le regole della Niddà servono inoltre come rettifica per il comportamento di Chavà. Il nome “Chanà” che è composto dalle lettere “chet”, “nun”, “hei” – serve come ricordo delle tre mizvot attraverso cui le donne portano espiazione per il peccato di Chava: Challà, Niddà e Hadlacat hanerot (accensione delle candele).
Riassumendo: c’è la mizvà di essere personalmente coinvolti in qualche aspetto della preparazione dello shabbat. Perfino una persona che ha molti aiutanti deve lasciare alcune mansioni per se stessa. È preferibile comprare il cibo per lo shabbat il venerdì, e non prima, a meno che così facendo non ci sia tempo sufficiente per finire i preparativi prima dell’entrata dello shabbat. Bisognerebbe preparare le challot per lo shabbat, e questo andrebbe fatto il venerdì, perché la mizvà dell’Hafrashat challà, serve come espiazione per il peccato di Chavà, che è stato compiuto di venerdì.

Shabbat shalom!!

Newsletter: Parashat Bo 5771

Uno sguardo alla parashà: Bò

Pensare

Uno degli aspetti più caratteristici delle Dieci Piaghe è stato il rifiuto persistente del faraone a riconoscere il suo errore e accettare che il D-o degli ebrei era onnipotente. Miracolo dopo miracolo non è riuscito a convincersi della veridicità delle affermazioni di Mosè di essere messaggero di D-o, e non solo uno stregone esperto.
Durante le prime cinque piaghe si è rifiutato di liberare gli ebrei, mentre era ancora in pieno controllo della sua libera volontà
. Nelle seconde cinque piaghe se avesse inviato gli ebrei dall'Egitto HaShem non avrebbe indurito il suo cuore. Lo Sforno spiega, tuttavia, che ciò non significa che le piaghe abbiano causato al Faraone di pentirsi e riconoscere la grandezza di HaShem. Piuttosto la sua incapacità di sopportare altre piaghe sarebbe stata la causa che ha permesso agli ebrei di andarsene. Pertanto, il fatto che HaShem abbia indurito il suo cuore gli ha dato le forza per vincere le sue paure naturali e decidere in modo libero di continuare a rifiutare la richiesta di Moshè di fare uscire gli ebrei dall’Egitto(1).

Questa “testardaggine” apparentemente sovrumana del Faraone ha suscitato grande stupore nel Rav Aaron Bakst, Rosh Yeshiva di Lomza. Lui era solito impartire uno shiur (lezione) nella sua casa ogni venerdì sera dopo il pasto. Una volta i suoi allievi entrando in casa sua furono sorpresi di vederlo camminare avanti e indietro nella sua stanza, parlando fra se e se: "Che cosa pensò il Faraone quando vide questi grandi miracoli davanti ai suoi occhi?" Improvvisamente si fermò, si girò verso gli allievi e affermò: "Lui non pensava affatto! Solo attraverso la mancanza di riflessione una persona può riuscire a ignorare questi grandi miracoli, senza consentirgli di essere influenzato minimamente!" (2). Questa spiegazione del comportamento illogico del faraone getta gran luce sul perché le persone non riescono a cambiare, quando si trovano di fronte ad eventi di grande portata. Esse possono perfino riconoscere che i miracoli si siano verificati, ma non fermarsi a pensare alle loro conseguenze.
Un esempio di quanto appena detto è stata la reazione della gente ai miracoli manifesti accaduti
durante la guerra del Golfo in cui 39 missili Scud sono riusciti a uccidere solo una persona(3). Molte persone hanno riconosciuto che la nazione aveva chiaramente assistito ad un intervento della mano di HaShem, eppure non hanno necessariamente modificato il loro rapporto con HaQadosh Barukh-Hu. Ci si potrebbe chiedere, cosa hanno pensato queste persone? Avevano visto chiaramente la mano di HaShem nel proteggere il popolo ebraico, e nonostante questo non sono cambiate! La risposta si trova nella spiegazione di Rav Bakst: non hanno pensato. Se avessero riflettuto sulla portata degli eventi accaduti sarebbero sicuramente cambiate in qualche modo.

Un altro esempio lampante di questo fenomeno è rappresentato dalla storia di Rav David Kaplan. Rav Yehcehzkel Levensteil stava viaggiando su un taxi guidato da un autista non osservante. Il conducente si rivolse a Rav Yechezkel e gli raccontò la seguente stupefacente storia: Diversi anni prima, era in un viaggio nella giungla africana con alcuni amici. Improvvisamente, un serpente ha attaccato uno di loro, avvolgendo il suo grande corpo intorno a lui fino a non farlo più respirare. Dopo vari tentativi di salvarlo, si sono resi conto che non c'era speranza, e gli suggerirono di recitare lo Shema Israel prima di lasciare questo mondo. Egli l’ha detto in fretta e subito il serpente l’ha liberato e se ne è andato. Quell'uomo è rimasto profondamente colpito da quell’evento, avvicinandosi gradualmente alla Toràh. Ora era un Ebreo osservante a tutti gli effetti. Dopo aver ascoltato come questo evento abbia così drasticamente cambiato la vita dell’amico, Rav Levenstein, rivolgendosi al conducente gli ha chiesto perché anche lui non fosse cambiato a causa di questo miracolo. Il conducente ha risposto, "Oh no, non è successo a me, è successo a lui." (4)

Il conducente ha assistito a qualcosa che avrebbe potuto potenzialmente cambiare la sua vita eppure non è cambiato. Perché? Perché non ha pensato, non ha lasciato le ovvie conseguenze di questo miracolo indurlo a riflettere sulla direzione della sua vita. E’ anche istruttivo notare che il suo amico, soggetto principale del miracolo, è cambiato - a volte un evento può essere così potente che una persona non può fare a meno di rifletterci e lasciare che influenzi la sua vita. Tuttavia, spesso, non essendo noi stessi in prima persona oggetto del miracolo, abbiamo bisogno di uno sforzo di gran lunga maggiore per costringere noi stessi a 'pensare' circa le conseguenze di eventi che vediamo e sentiamo.

Il primo passo da fare per cambiare in base a quello che vediamo e sentiamo nel mondo che ci circonda è quello di prendere spunto dalla lezione che ci viene insegnata dal faraone e di pensare, riflettendo su come quello che ci circonda possa essere significativo per noi e agire di conseguenza. Possiamo noi tutti avere il merito di pensare e rifletter su ciò che accade intorno a noi.

NOTE
1. Sforno, Va'eira, 9:12, 35; Bo, 10:1.

2. Citato in 'Mishluchan Gavoa,' Parshat Bo, p.70.

3. Nella stessa guerra, un singolo missile Scud in Arabia Saudita è riuscito a uccidere decine di persone.

4. Kaplan, Impatto, p.85.

Riadattamento del link: http://www.aish.com/tp/i/gl/112770469.html

...A proposito dello Shabbat!

L'importanza di Tosefet Shabbat – Aggiunta al tempo di Shabbat

La seguente alachà è basata su di una lezione del Rav Shlomo Amar shlit”a Rabbino Capo D’Israele e spiegata dal Rav Mansour.

C’è un’alachà chiamata "Tosefet Shabbat", che richiede l'aggiunta di un periodo di tempo prima e dopo la fine dello Shabbat. I Saggi hanno dedotto questa norma a partire da un verso della Toràh che si riferisce a Yom Kippur ed hanno stabilito che quanto scritto nel verso va applicato anche allo Shabbat

Strettamente parlando, Shabbat ha inizio al tramonto del venerdì. A quel punto, è vietato dalla Torah compiere qualsiasi Melachà (attività vietata durante lo Shabbat). Il periodo immediatamente dopo il tramonto - "Ben Ha'shemashot" - è un lasso di tempo che i Saggi erano incerti se classificare come facente parte della notte o del giorno, ed è perciò vietato eseguire Melachot durante quel periodo, poiché è possibile che Shabbat Qodesh sia già iniziato. L’alachà di "Tosefet Shabbat" richiede quindi di accettare su di se lo Shabbat ad un certo punto prima del tramonto, poiché in ogni caso si deve iniziare ad osservare Shabbat al tramonto. Si dovrebbe accettare l’entrata dello Shabbat il prima possibile ma va fatto necessariamente almeno 15-20 minuti prima del tramonto. Alcuni hanno l’uso di accettare Shabbat quaranta minuti prima del tramonto.

La Toràh scrive nel Libro di Shemot (31:16), "Ve'shameru Benè Israel Et Ha'Shabbat La'asot Et Ha'Shabbat" ("Benè Israel osserveranno lo Shabbat - per fare lo Shabbat"). Cosa intende la Toràh con “fare lo Shabbat”? Come fa una persona a “fare lo Shabbat”? noi possiamo osservare lo Shabbat, adempiere ai suoi comandamenti, ma in che modo si "fa" lo Shabbat?

L’Or Ha'haim (Rabbi Haim Ben Atar, 1691-1743) allude ad una spiegazione di questo verso che si riferisce alla alachàh di "Tosefet Shabbat." Vale a dire, osservando il requisito di avere tosefet Shabbat, adempiamo al comandamento di "fare" lo Shabbat. Se una persona aggiunge un quarto d'ora prima di Shabbat il venerdì pomeriggio, e poi altri quindici minuti il sabato sera alla fine di Shabbat, aggiunge una mezz'ora di Shabbat ogni settimana. In un mese, che contiene quattro Shabbatot, aggiunge due ore. Così, in un anno di dodici mesi, si aggiungono 24 ore di Shabbat - un giorno completo. Questo è il significato del verso: quando Benè Israel osservano lo Shabbat, adempiendo al requisito della "Tosefet Shabbat", col passare di un anno “fanno” uno Shabbat intero. I saggi descrivono Shabbat come uno speciale dono che HaShem ha dato al popolo ebraico. E 'consuetudine quando si riceve un dono di ricambiare. Il nostro modo di "ricambiare" HaShem per questo dono meraviglioso che è lo Shabbat è di "dare" a Lui, per così dire, uno Shabbat attraverso la Mizvà di "Tosefet Shabbat".

Uno studente del Chafez Chaim (Rabbi Yisrael Meir Kagan di Radin, 1839-1933) ha raccontato che una volta c’era un bambino gravemente ammalato, e i medici non riuscivano a guarirlo. In preda alla disperazione, i genitori andarono dal Chafez Chaim per sapere cosa potessero fare. Lui li ha incoraggiati a cominciare Shabbat presto ogni settimana, assicurandosi di avere la tavola apparecchiata e le candele accese ben prima del periodo di quindici minuti prima del tramonto. La coppia ha seguito il suo consiglio, e il bambino è guarito miracolosamente. Tale è l'entità del premio per l'adempimento dell’ alachà "Tosefet Shabbat." Durante i mesi invernali, a volte può essere molto difficile avere tutto pronto in tempo per aggiungere un periodo significativo allo Shabbat, ma ogni sforzo deve essere fatto per adempiere a questo precetto speciale.

Articolo tratto dal link http://www.dailyhalacha.com/displayRead.asp?readID=2058

Shabbat shalom umevorach!