Visualizzazione post con etichetta 23. Parashat Pekude. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 23. Parashat Pekude. Mostra tutti i post

Newsletter: Vayakel - Pekudè 5772


Dvar Torà

basato su “Love Your Neighbor” di Rabbi Zelig Pliskin

La Toràh afferma
 “Non accendere un fuoco di Shabbat” (Shemot 35:3).

Oltre al significato letterale, che lezione di vita possiamo imparare dal verso?

Lo Shlà (un acronimo che sta per il titolo del suo commento Shnè Luchot HaBrit – le Due Tavole del Patto) scrive che questo verso allude al fuoco della rabbia e della disputa.

Rabbì Eliahu Lopian scrive che “idealmente una persona non dovrebbe mai arrabbiarsi, una persona che nonostante tutto si sente arrabbiata, dovrebbe almeno cercare di evitare di esprimersi in modo incollerito. Il venerdì, per cercare di sbrigarsi a finire i preparativi per lo Shabbat in tempo, una persona tende ad essere irascibile.

Di Shabbat, quando tutta la famiglia siede insieme a tavola, i genitori può capitare che tendano ad arrabbiarsi con i figli piccoli perché non si comportano bene. Quindi, specialmente durante Shabbat, bisogna prestare particolare attenzione a non arrabbiarsi”.

Trenta giorni prima di Pesach

A partire da trenta giorni prima di Pesach, bisogna fare attenzione ad evitare che il chametz si attacchi a qualcosa ed sia poi difficile da eliminare prima di Pesach. Anche se non c’è l’obbligo di sbarazzarsi del chametz trenta giorni prima di Pesach, è bene cominciare a fare attenzione a come viene gestito il chametz per riuscire poi a eliminarlo più facilmente. Questo è quello che dicono il Bach (Rabbi Yoel Sirkis, Polonia, 1561-1640) e il Maghen Avraham (Rabbì Avraham Gombiner, Polonia, 1635-1682) nel siman 436.
Allo stesso modo, a partire da Purim, bisogna evitare di portare libri vicino al cibo, perché delle briciole di chametz potrebbero cadere nel libro che potrebbe poi essere portato a tavola durante Pesach. Un certo Rav era dell’opinione che valga la pena non portare mai libri vicino al cibo in qualsiasi momento dell’anno, così da ricordare costantemente la mizvà di ricordarsi dell’uscita dall’Egitto. Quando una persona vorrebbe portare un libro a tavola e non lo fa perché potrebbe entrare del chametz nel libro che potrebbe poi essere portato a tavola durante Pesach, si sta ricordando della festa di Pesach e dell’uscita dall’Egitto, compiendo una mizvàh. Anche se non è richiesto dall’alachà stretta, è un comportamento ammirevole da tenere. (N.d.R. Nonostante ciò sicuramente è necessario ogni volta che si mangia dire un Devar Toràh, che probabilmente quel Rav faceva senza libro davanti)

Il Meiri (Rabbi Menachem Meiri, 1249-1310), nel suo commento a massechet avodà zarà (5), scrive che è bene cominciare a fare i preparativi per Pesach 30 giorni prima della festa. Questo include comprare quanto necessario per la festa e l’organizzazione pratica.

È uso presso molti, osservare lo “Yom Kippur Katan” la vigilia di rosh chodesh Nissan, anche presso coloro che non sono soliti osservare lo Yom Kippur Katan la vigilia di rosh chodesh durante il resto dell’anno. [N.d.R. Yom Kippur Katan è un giorno di digiuno, effettuato il giorno prima del Molad di Rosh Chodesh, in cui si prega con aggiunte simili a Yom Hakippurim e si fa teshuvà per il comportamento dell’ultimo mese] Secondo un’opinione nel Talmud, il mondo è stato creato a Rosh Chodesh Nissan (e non il primo di Tishrì), e quindi tale giorno è una sorta di Rosh HaShanà, a cui bisogna prepararsi facendo teshuvà. Quindi molti hanno l’uso di digiunare tutto il giorno o parte del giorno la vigilia di rosh chodesh Nissan. C’è anche chi usa recarsi al cimitero in questo giorno.

I tachanunim e la Nefillat Apaim sono omessi dalla tefillàh a partire da Rosh Chodesh Nissan.
Riadattamento del link: http://www.dailyhalacha.com/

Shabbat shalom!!

Newsletter: Parashat Pekudè 5771

Dvar Torà
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

La Torà afferma per quanto riguarda le donazioni fatte per gli abiti del Cohen Gadol:

“I capi delle tribù portarono le pietre di onice e lepietre da incastonare per l’efod e per il pettorale” (Shemot, 35:27)

Perché la Torà specifica che sono stati i capi delle tribù a portare le pietre preziose?

Rashi (Rabbi Shlomo Ben Izchak che è vissuto fra il 1040 e il 1104 ed è considerato il principale commentatore della Toràh e del Talmud) cita le parole dei Saggi che notano che i capi delle tribù hanno portato le ultime donazioni per il Santuario. I capi hanno detto, “Lasceremo donare agli altri quello che vogliono donare, e noi porteremo qualsiasi cosa manchi.” Gli altri però, hanno portato tutto quello che era necessario. I capi delle tribù allora hanno chiesto: “Cos’altro possiamo fare?” L’unica cosa che rimaneva erano le pietre preziose e questo è quello che hanno portato. Poiché hanno procrastinato, la Torà accenna a un rimprovero attraverso il fatto che la parola nesiim (capi tribù) è scritta con una sola iud al posto di due.

Rav Yeruchem Levoviz ha spiegato che la loro intenzione iniziale era virtuosa poichè hanno detto che avrebbero portato qualsiasi cosa fosse stato necessario alla fine. (Il Santuario è stato costruito per mezzo di donazioni – ad eccezione della base dei pilastri che è stata costruita per mezzo di donazioni pubbliche obbligatorie). I capi tribù hanno pensato che il popolo non ce l’avrebbe fatta a coprire le spese di tutta la costruzione, ma hanno mal considerato il fervore nazionale e la generosità delle persone). La proposta dei capi tribù potrebbe sembrare essere molto generosa. In ogni caso, impariamo da qui che il loro comportamento, poiché ha sfiorato il tratto negativo della pigrizia, è considerato scorretto e per questo sono stati rimproverati.

Ogni volta che un tratto negativo del carattere potrebbe essere alla base di un comportamento, bisogna fare molta attenzione a fare chiarezza in se stessi su quale sia la vera motivazione di tale comportamento. Questo è applicabile specialmente alla pigrizia. E’ molto facile dare a noi stessi molte “buone ragioni” per non fare qualcosa. Quando la pigrizia potrebbe essere la vera ragione per la “mancanza di azione” bisogna essere sospettosi che la vera motivazione sia una razionalizzazione con cui si cerca una buona scusa con cui convincere se stessi.

Riadattamento del link: http://www.aish.com/tp/ss/ssw/48961631.html

…a proposito di purim: il pasto di purim – quando consumarlo, se una persona che sta di lutto può partecipare, studiare Torà prima e durante il pasto

Una delle mizvot della festa di purim è l’obbligo di consumare una seudà – un pasto festivo. L’alachà richiede di consumare questo pasto durante il giorno; non si compie l’obbligo di mangiare il pasto festivo di Purim consumandolo la sera. E’ bene consumare un pasto festivo anche la sera di purim, ma l’obbligo della seudat purim richiede di consumarlo specificatamente durante il giorno.

A rigor di termini, si può compiere questa mizvà in qualsiasi momento del giorno di purim, fino al tramonto. Tuttavia, l’uso del Rashash (Rabbi Shalom Sharabi, Yemen – Israel, 1720 - 1777) basato su fonti cabalistiche, era quello di consumare il pasto specificatamente durante la mattina. Questo uso è citato dal Kaf HaChaim (Rav Yaacov Chaim Sofer, Bagdad – Israele, 1870-1939), nel siman 695 (23), e dallo Shelàh HaKadosh (Rav Yeshià Horowitz, 1565-1630). Così, chi desidera compiere la mizvà secondo gli insegnamenti cabalistici, dovrebbe consumare il pasto festivo la mattina, a colazione. Ovviamente si può consumare un altro pasto durante la giornata.

Una persona che sta di lutto, nei dodici mesi dopo la perdita di un genitore lo alenu, può e deve partecipare ad una seudat purim?

Il Rav Ovadià Yosef shlita, sostiene che una persona che sta di lutto può partecipare a pieno titolo ad una seudat Purim, anche fuori dalla sua casa, a condizione che non ci sia musica strumentale durante l'evento.

Il Ramà (Rabbi Moshè Isserless di Cracovia, Polonia, 1525-1572) scrive che bisognerebbe stare attenti a studiare Torà prima della seudà di purim. Commentando il verso della Meghillat Ester (8:16) “Per gli ebrei ci fu luce e gioia…“, i Saggi spiegano che la parola “luce” si riferisce allo studio della Torà. Perciò, è bene passare un po’ di tempo nello studio della Toràh – avvolgendoci di “luce” – prima di occuparsi della “gioia” della festa di purim.

Bisognerebbe cantare canzoni di lode ad HaShem durante il pasto di purim

Di solito, è bene lasciare qualcosa di vuoto sul tavolo, come uno spazio vuoto o un utensile vuoto, per simboleggiare il nostro dolore per la distruzione del Tempio. Durante purim comunque, questo non è necessario e si può riempire l’intero tavolo con prelibatezze per celebrare questa speciale occasione festiva.

Riassumendo: c’è l’obbligo di consumare un pasto festivo nel giorno di purim e non si compie questa mizvà di notte. Il pasto può avvenire in qualunque momento del giorno, fino al tramonto, ma secondo gli insegnamenti cabalistici dovrebbe avere luogo in mattinata. Una persona di lutto può partecipare ad una seudat purim, accertandosi però che non ci sia musica strumentale. E’ bene studiare Torà prima del pasto festivo. Non bisogna lasciare uno spazio vuoto o un utensile vuoto durante il pasto di purim per commemorare la distruzione del Tempio, come invece si usa fare durante gli altri pasti dell’anno.

Riadattamento del link: http://www.dailyhalacha.com/displayRead.asp?readID=1921

Shabbat shalom umevorach!