Newsletter: Parashat Vayetzè 5772

La parashà di Vayezè… in brevissima!

Questa settimana la parashà parla delle prove e delle tribolazioni che deve affrontare Jaacov vivendo e lavorando per suo suocero Labano. Jaacov lavora sette anni come pastore per poter sposare la figlia di Labano Rachel, che viene invece sostituita con Leah.
Labano cambia di volta in volta gli accordi che aveva preso con Jaacov. Dopo venti anni, HaShem dice a Jaacov di tornare nella terra di Canaan. Jaacov e il suo casato lasciano segretamente la casa di Labano, che li insegue. La storia finisce in modo pacifico e benedizioni fra Jaacov e Labano.

 

Dvar Torà
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

La Toràh afferma:
"Egli (Jaacov) fece un sogno: ecco una scala era poggiata a terra mentre la sua cima giungeva al cielo...”   (Bereshit 28:12).
Cosa possiamo imparare da questo sogno?
Il Chafetz Chaim, Rabbi Israel Meir Kagan, cita l’idea espressa da molti commentatori: la scala che ha visto Jaacov nel sogno, simboleggia la situazione di ogni singola persona in questo mondo. Ci sono due principali categorie di azioni che si possono fare su una scala: salire dal basso verso l’alto, oppure scendere dall’alto verso il basso. Ogni essere umano incontra nuove difficoltà tutti i giorni della sua vita. Se ha la forza di volontà e autodisciplina di superare queste difficoltà, si alzerà di livello spirituale. Se, però, la persona non riesce ad avere il giusto autocontrollo, si abbassa. Questo è il nostro compito quotidiano, salire sempre più in alto ogni giorno.
Stare fermi non è possibile. Quando c’è una nuova sfida, ci si può comportare in modo dariuscire ad elevarsi e crescere grazie ad essa, oppure non superarla. Bisogna imparare ad apprezzare le sfide quotidiane ch si incontrano. Ogni difficoltà ci dà la possibilità di elevarci. Ogni volta che si supera un impulso negativo ci si eleva come persone. Quando si sale una scale, ci si può accorgere dei progressi che si compiono ogni singolo gradino. Allo stesso modo si può fare con le vittorie quotidiane sugli impulsi negativi. Rendendosi conto dei propri progressi, si avrà la motivazione per continuare a crescere.
Quando vedi una “scala”, ricordati della scala di Jaacov e chiediti: “Sto salendo spiritualmente o sto scendendo?” Se a volte la rispsota è che stai scendendo, non disperare. Piuttosto fatti forza e ricomincia a salie dal punto in cui ti trovi.

 

Le alachot del venerdì sera: apparecchiare la tavola, recitare “Shalom Alechem” e coprire il pane.

È bene ricoprire la tavola con una tovaglia per i pasti di shabbat, al fine di onorare questo sacro giorno. Il Chacham Ovadia Yosef scrive che la tovaglia non deve necessariamente essere bianca.
Il venerdì sera c’è l’uso di cantare “shalom alechem”, quando si torna dal Bet HaKenesset (Sinagoga). Con questo inno diamo il benvenuto agli angeli che ci scortano a casa quando siamo di ritorno dalla Sinagoga il venerdì sera. La Ghemarà, in massechet Shabbat (119) scrive che una persona è accompagnata da due angeli quando torna a casa dopo essere stato al Bet HaKenesset il venerdì sera – un angelo buono alla sua destra, e uno ostile alla sua sinistra. Se la casa è in ordine e propriamente preparata per lo shabbat, l’angelo positivo dichiara: “Sia Sua volontà (di HaShem) che possa essere allo stesso modo la prossima settimana”. L’angelo ostile è obbligato a rispondere: “Amen”. Se però, la casa è in disordine e non preparata per lo shabbat, l’angelo ostile proclama: “Sia Sua volontà che possa essere allo stesso modo la prossima settimana”, e l’angelo positivo è costretto a rispondere: “Amen”.
Dopo aver cantato “Shalom Alechem” si canta “Eshet Chail”.
Il pane sul tavolo deve essere coperto durante il kiddush. Generalmente, quando si mangia pane e vino, secondo l’aalchà bisogna prima recitare la berachà sul pane e poi quella sul vino. Di shabbat però, non si può mangiare prima di aver recitato il kiddush, si deve quindi recitare prima la berachà sul vino prima di recitarla sul pane. Per non “imbarazzare” il pane, a cui di solito viene data la precedenza, lo si copre mentre si recita il kiddush. Inoltre, il fatto di coprirlo, ricorda la manna, il cibo miracoloso che cadeva dal cielo per alimentare i Figli D’Israele quando erano nel deserto. La manna era coperta sia sotto che sopra. Quindi, bisogna assicurarsi che il pane sia coperto sia sopra che sotto. La tovaglia o il portapane possono andare bene per coprire il pane inferiormente.

Shabbat shalom!
  

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