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Newsletter Parashat Pinechas 5773

La Parashàh… in brevissima!
Nella Parashàh della scorsa settimana, Pinchas ha bloccato lo svolgersi di un atto di pubblica immoralità. Così facendo è riuscito a fermare la piaga mandata per mano di HaShem che stava uccidendo una buona parte del popolo. HaShem lo premia nominandolo Cohen.
HaShem comanda a Moshè di attaccare i midianiti in risposta a quello che hanno fatto al popolo ebraico. Viene compiuto un nuovo censimento. HaShem dirige la divisione della Terra d’Israele fra le tribù. I leviti sono conteggiati. Le figlie di Zelofchad vanno a chiedere a Moshè riguardo al loro diritto di ereditare una parte della Terra d’Israele, in quanto loro padre era mancato senza lasciare figli maschi. Moshè chiede la questione ad HaShem che dice che le ragazze hanno diritto a ricevere la loro parte di terra.
Moshè chiede ad HaShem di nominare un successore e viene stabilito che sarà Yeoshua. La Parashàh si conclude con le varie offerte che venivano portate: quotidiane, Shabbat, Feste, Rosh Chodesh.

Pinchas(Bemidbar 25:10-30:1)
Un condottiero deve sempre condurre
Nella Parashàh di questa settimana, HaShem mostra a Moshè la Terra d’Israele dicendogli che non gli sarà permesso condurre il Popolo Ebraico nella Terra. Moshè dice immediatamente:
“Possa l’Eterno, il Signore  [che conosce] i pensieri di ogni persona, nominare un uomo a capo della comunità che [in guerra] proceda davanti a loro e che rientri [da essa] alla loro testa, che li sappia far uscire e che li [sappia anche] ricondurre in modo che la comunità non sia come un gregge privo di pastore”. (Bemidbar 27:16-17)
UNA LEZIONE DI VITA

Quando viene detto a Moshè che non potrà portare il Popolo Ebraico nella Terra d’Israele, la sua risposta istintiva non è concentrata su di sé, ma voleva accertarsi che gli ebrei avrebbero comunque avuto qualcuno in sua assenza che avrebbe continuato a condurli. Questo è il motivoper cui Moshè è stato uno dei più grandi leader di sempre.
La capacità di concentrarsi sui bisogni degli altri quando “il gioco si fa duro” e non sui desideri personali, è quello che fa di un leader un vero condottiero. Essere un leader non significa aspettarsi riconoscimenti e riverenze, ma significa essere costantemente focalizzati sui bisogni specifici di coloro su cui sei stato messo a capo. Quindi, se per un motivo o per l’altro non sei più in grado di condurli, dovrai per prima cosa occuparti delle loro paure e preoccupazioni.
Il mondo è pieno di casi in cui quando viene chiesto a qualcuno di smettere di svolgere l’incarico a cui era stato designato, smette di prendersi cura delle persone di cui si occupava. Questo fa sorgere la domanda se effettivamente quella persona abbia mai tenuto a quelle persone. La vera personalità di un leader esce fuori quando lascia il suo incarico: avrà ancora un pensiero almeno superficiale per coloro che hanno creduto in lui, hanno supportato le sue idee e i suoi progetti?
Il profondo messaggio che ci insegna Moshè è quello di pensare per prima cosa al bene delle persone di cui tu sei stato nominato leader.
Non sbagliarti; non è sicuramente facile concentrarsi sugli altri quando il tuo ego, la tua autostima e il tuo benessere vengono messi in prima linea. Ma è esattamente questa risposta istintiva che fa la differenza fra un buon leader e un leader grandioso.

Pinchas(Bemidbar 25:10-30:1)
Giorno e notte
La Parashàh di Pinchas ci racconta l’eroico atto compiuto da Pinchas, che ha saltato con una lancia in mano per salvare il popolo ebraico da un atto di immoralità. Quando arriva il momento di compiere un atto coraggioso, Pinchas si fa avanti ed è pronto a compierlo.
Più avanti nella Parashàh, HaShem annuncia chi sarà il successore di Moshè come leader del popolo ebraico. Sorprendentemente, non è l’eroico Pinchas. E neppure un altro grande eroe, Calev, che ha protestato quando gli esploratori incitavano il popolo a non voler entrare nella Terra d’Israele.
 Yeoshua è scelto come successore. Perché?
Il Talmud ci spiega che la grandezza di Yeoshua era quella di stare al fianco di Moshè giorno e notte. Yeoshua non ha compiuto nessun atto eroico che gli abbia fatto meritare i titoli di prima pagina! Ma nel suo modo di fare silenzioso e costante, Yeoshua ha fatto sua la priorità di avvicinarsi ad HaShem, assorbire la saggezza ebraica, e fare qualsiasi cosa in suo potere per aiutare gli altri a fare lo stesso. Il Talmud ci dice infatti che Yeoshua veniva al Bet HaKnesset presto ogni mattina, per aiutare a sistemare le sedie!
Pensiamoci: questi umili atti di dedizione, sono molto apprezzati da HaShem. Insegnanti, dipendenti pubblici, genitori che si impegnano – questi sono eroi ebrei di ieri e di oggi.

E’ possibile firmare un contratto per comprare una nuova casa durante il periodo delle tre settimane che vanno dal 17 di Tamuz al 9 di Av?
Il Chacham Ben Zion Abba Shaul (Israele, 1923-1998) si pone questa domanda nella sua opera “Or LeZion” (vol. 3). Stabilisce che è possibile acquistare una casa nuova durante le tre settimane, compresi i 9 giorni che vanno da Rosh Chodesh Av al 9 di Av, e perfino il giorno del 9 di Av stesso. Chacham Ben Zion scrive che acquistare una casa ricade nella categoria di “Davar Haaved” (evitare una perdita finanziaria), considerando che qualcun altro potrebbe comprare la casa  se l’acquisto viene ritardato. L’alachàh permette quindi di acquistare una nuova casa perfino il giorno del 9 di Av, a causa della possibile perdita economica che si potrebbe subire ritardandolo.
Però, non si può pitturare la propriacasa o farla pitturare da qualcun altro durante i 9 giorni che vanno da Rosh Chodesh Av fino al 9 di Av. È vietato acquistare nuovi mobili durante questi 9 giorni e non si può neanche inoltrare un’ordinazione per l’acquisto di nuovi mobili in modo che arrivino solo dopo il 9 di Av. Pitturare e acquistare nuovi mobili è permesso però prima di Rosh Chodesh Av. Inoltre una Sinagoga può essere pitturata perfino durante le tre settimane. Se il prezzo di nuovi mobili potrebbe salire dopo il 9 di Av, si possono acquistare mobili durante i 9 giorni, considerando la perdita finanziaria che altrimenti si potrebbe subire.
Chacham Ben Zion scrive che bisognerebbe perfino evitare di comprare libri per studiare Toràh durante i 9 giorni, a meno che non servano per studiare durante questo periodo. Libri che si hanno voglia di comprare in generale, o che si ha voglia di usarli prima o poi in futuro, non devono essere comprati durante i 9 giorni, ma possono essere acquistati prima di Rosh Chodesh Av. [Anche secondo la sua opinione è possibile però acquistarli, a patto che si studi un pochino da essi durante un’occasione qualsiasi nei 9 giorni. Secondo Chakham ‘Ovadiàh Yosef שליט"א è possibile invece comprare libri per studiare Toràh anche in questi giorni, nonostante sia contento della cosa, essendo una questione legata ad una Mizvàh (Chazon ‘Ovadiàh Ta’aniot pag. 168 in nota)]
Riassumendo: è possibile acquistare una casa nuova durante le tre settimane, i nove giorni e perfino durante il 9 di Av. Non si può dipingere la propria casa durante i nove giorni. Non si possono acquistare e perfino ordinare mobili nuovi durante i nove giorni, a meno che il prezzo non salga se si aspetta fino a dopo il 9 di Av. E’ possibile permettere di comprare libri nuovi per studiare Toràh durante i 9 giorni.

Shabbat Shalom!

  

Newsletter Parashat Balak 5773

La Parashàh… in brevissima!

La Parashàh di questa settimana rivela degli aspetti psicologici affascinanti.
A Bilaam, un profeta non ebreo, viene concesso un livello di profezia che si avvicina molto a quello di Moshè Rabbenu. L’Onnipotente dona a Bilaam questi poteri così che le genti delle nazioni non possano dire in futuro: “Se avessimo avuto un profeta come Moshè Rabbenu, anche noi avremmo accettato la Toràh e avremmo vissuto in base ai suoi insegnamenti”. Bilaam è un personaggio intrigante – alla ricerca di onore, arrogante, egoista. Purtroppo caratteristiche non così rare fra gli esseri umani.
Balak, il re di Moav, assume Bilaam per maledire il popolo ebraico in cambio di una fortuna in denaro. La cosa interessante è che Balak credeva nel Signore e nel potere di invocare chas veshalom una maledizione da parte sua, ma era convinto che HaShem avrebbe potuto cambiare idea riguardo al “popolo eletto” (ma HaShem non è un essere umano che può cambiare idea). Bilaam era molto desideroso di accettare l’incarico di maledire il popolo.
L’Onnipotente permette a Bilaam di andare da Balak (facendo attenzione a dire solo quello che gli ha detto HaShem). HaShem dona ad ogni essere umano il libero arbitrio e permette di andare nella direzione scelta. Bilaam ha provato a maledirci tre volte e per tre volte HaShem mette nella sua bocca parole di benedizione. Balak era furioso! Così, Bilaam gli dà dei consigli con la speranza di meritare la sua parcella – “Se vuoi distruggere il Popolo Ebraico, fai sedurre gli ebrei dalle donne Moabite e dì loro di non presentarsi fin quando gli uomini si saranno inchinati a un idolo”. Balak segue il consiglio e come conseguenza HaShem manda una piaga sul popolo ebraico a causa degli uomini che sono caduti nel piano di Balak.

 

 

Balak (Devarim 22:2-25:9)

La casa ebraica

Di Rav Shaul Rosenblatt
Nella Parashàh di questa settimana Bilaam fa un grande elogio al popolo ebraico :
“Ma tovu ohalechàh Yaacov” ~ “Quanto sono belle le tue tende, Oh Yaacov” (Devarim 24:5).

I nostri saggi spiegano che Bilaam nota che le tende del popolo ebraico nel deserto erano attentamente allineate in modo che nessuno potesse vedere nella casa dell’altro. Bilaam voleva maledire il popolo ma grazie alla loro modestia non è stato in grado di farlo.

Tutto ciò nasconde un messaggio di fondo. Il potere del popolo ebraico è costituito dalle lorocase. Le case, non gli individui, sono gli elementi base del popolo. Le case fanno molto di più di creare degli individui, le case coltivano gli individui. Una casa stabile, con forti valori ed una educazione focalizzata, è l’elemento fondamentale nel creare un forte popolo.
Le scuole costituiscono una parte importante del sistema educativo, ma i genitori che pensano di lasciare alla scuola il compito di creare degli individui con una forte moralità realizzeranno il proprio errore quando ormai sarà troppo tardi. Anche tenendo in considerazione il libero arbitrio, la responsabilità maggiore su che tipo di persone saranno i propri figli ricade sui genitori. In caso di mancanze Chas VeShalom, non si può semplicemente prendersela con la scuola, con l’ambiente, con gli amici. L’influenza maggiore viene data a casa.
È facile a dirsi ma non a farsi. Crescere dei figli richiede un’incondizionata Siata DiShmaia (aiuto Divino). Però, rendersi conto della realtà è il primo passo per migliorarla. Affidiamoci su noi stessi, che comportandoci in base a quanto comandato da HaShem, possiamo creare un ambiente in cui i nostri figli possano prosperare e svilupparsi in individui con forti valori che contribuiscano in modo positivo alla società che li circonda. Come sappiamo da Bilaam che per merito delle nostre case non ha potuto maledire.

Devar Toràh
da Twerski on Chumash di Rav Abraham J. Twerski, M.D.
Il Talmud descrive le caratteristiche dei discepoli di Avraham: occhio benevolo, spirito umile e un’anima mite. Le caratteristiche dei discepoli di Bilaam sono: occhio malvagio, spirito arrogante e un’anima avida (Pirkè Avot, 5:2).
Perché il Talmud si focalizza sui “discepoli” di Avraham e Bilaam? Perché non cita le differenze fra Avraham e Bilaam stessi?
La risposta è che chiunque veda Avraham e Bilaam potrebbe non essere in grado di cogliere le differenze fra i due. Dopotutto, non si è forse Bilaam soggiogato completamente ad HaShem? “Se [anche] Balak mi donasse la sua casa colma d’argento e d’oro, non potrei violare la parola dell’Eterno mio Signore” (Bemidbar 22:18). “Egli ribatté e disse ‘Io devo stare attento, [avendo il permesso] di dire solamente quello che l’eterno mi mette in bocca’ ” (Bemidbar 23:12). Non sono queste le parole di uno Zaddik (giusto)? Chiunque senta le parole di Bilaam potrebbe arrivare alla conclusione che sia una persona che teme fortemente il Cielo.
Le apparenze possono ingannare. Se vuoi sapere la vera natura di una persona, guarda i suoi discepoli. La vera natura di una persona viene rivelata in coloro a ci ha insegnato, il gruppo di studenti come unico. Il loro carattere, il loro comportamento e le loro credenze riflettono quelle del loro insegnante.


Per quale motivo si digiuna il 17 di Tamuz? Cosa si intende con l’espressione “Ben Hametzarim?”
La prossima settimana (mar 25 giu ’13 leminianam) ci sarà il digiuno del 17 di Tamuz. Vediamo insieme alcuni aspetti relativi a questo particolare periodo del calendario ebraico.

Le tre settimane che vanno dal 17 di Tamuz al 9 di Av sono state storicamente caratterizzate da disgrazie e calamità per il popolo ebraico. In questo periodo, entrambi i Bet HaMikdash sono stati distrutti e sono avvenute altre tragedie.
Ci si riferisce a questo periodo come al periodo di “Ben HaMetzarim” (fra le ristrettezze), in base al verso: “Tutti i suoi oppressori l’hanno soggiogata fra le ristrettezze” (Echàh 1:3).
Durante questo periodo tutto il popolo osserva diversi atteggiamenti luttuosi. Si riducono al minimo gioie e festeggiamenti – non si celebrano matrimoni, non si ascolta musica, non ci si tagliano i capelli e non ci si rade la barba. Le manifestazioni luttuose aumentano con l’avvicinarsi del 9 di Av.
Visto che l’attributo Divino del giudizio (din) è sentito molto fortemente, si evitano situazioni potenzialmente pericolose o rischiose.
Nelle Haftarot degli Shabbatot delle Tre Settimane, si prendono brani dai libri del Profeta Isaia e dal Profeta Geremia che trattano della distruzione del Bet HaMikdash (sia ricostruito presto e ai nostri giorni) e dell’esilio del Popolo Ebraico
Soffrire per questi eventi serve per aiutarci a conquistare quelle mancanze spirituali chehanno fatto si che queste tragedie accadessero. Attraverso il processo di “Teshuvàh” – auto introspezione e impegno a migliorare – abbiamo la possibilità di trasformare la tragedia in gioia. Infatti, nel Talmud viene detto che dopo la redenzione finale e la ricostruzione del Bet HaMikdash, questi giorni si trasformeranno in giorni di gioia e festività.
È raccontata una storia a proposito di Napoleone che camminava per le strade di Parigi il giorno del 9 di Av. Passando accanto a una Sinagoga ha sentito un suono di lutto e di pianto. “Che cosa significa tutto questo?” Ha chiesto. Il suo aiutante gli ha risposto che gli ebrei erano in lutto per la perdita del Santuario. “Quando è avvenuta?” Chiede Napoleone. “Circa 1700 anni fa” Risponde l’aiutante. “Sicuramente, delle persone che sono state in lutto così tanto tempo per la perdita del loro Santuario, avranno il merito di rivederlo costruito!”
Il 17 di Tamuz
Il periodo delle tre settimane di lutto comincia con il 17 di Tamuz, un giorno di digiuno che ricorda la caduta di Gerusalemme prima della distruzione del Bet HaMikdash.
Il 17 di Tamuz non si può mangiare né bere dall’alba al tramonto (se il digiuno capita di Shabbat si sposta alla domenica).
in questo giorno sono accadute 5 catastrofi nella storia ebraica:

1. Moshè ha rotto le Tavole ricevute sul Sinai a causa del peccato del vitello d’oro.
2. Le offerte quotidiane che si portavano nel primo Bet HaMikdash sono state interrotte durante l’assedio di Gerusalemme dopo che i Coanim non potevano più ottenere animali da sacrificare
3. La breccia alle mura di Gerusalemme prima della distruzione del secondo Bet HaMikdash per mano dei romani.
4. Prima della rivolta, il generale romano Apostamos ha bruciato un Sefer Toràh – creando un precedente per l’orribile bruciatura di libri sacri nel corso dei i secoli.
5. Un’immagine idolatra è stata posta all’interno del Bet HaMikdash – uno sfacciato atto di blasfemia e dissacrazione.


Shabbat Shalom!
  

Newsletter: Parashat Maasè 5771

Di cosa parla la parashà?

Nella Parashà di Masaì è riportata la lista completa delle tappe che il popolo ebraico ha toccato nel deserto (il nome di ogni singola fermata nasconde, se approfondito, un significato e un messaggio da imparare). HaShem comanda di scacciare dalla Terra d’Israele gli abitanti, di distruggere i loro idoli e di dividere la terra tirando a sorte. HaShem stabilisce i confini della Terra d’Israele.  Viene nominata una nuova leadership, vengono istituite le città per i Leviti e le città rifugio (dove un omicida involontario può chiedere asilo). Infine, sono riportate le regole riguardanti assassini involontari e accidentali e le regole riguardanti l’eredità di una coppia in cui ognuno proviene da una diversa tribù. Con questa parashà finisce il libro di Bemidbar.

Dvar Torà
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

La Torà afferma: “Predisporrete delle città, che vi servano come città rifugio, così che un omicida che abbia ucciso involontariamente possa cercarvi scampo”. (Bemidbar 35:11)
Scappare nella città rifugio dà all’omicida involontario protezione fisica, ma in che modo può giovare alla sua psiche?
Il Chidushè Harim, un famoso commentatore, spiega che se un membro del Popolo d’Israele, uccide qualcuno, anche se involontariamente, si sentirà a pezzi e colpevole. Sarà così scosso che sentirà di non avere più un posto in questo mondo in cui andare a nascondersi. Allora HaShem gli dice: “Ti do un posto.” Vai in esilio nelle città rifugio e ti salverai. Lì potrai trovare serenità. Ma questo vale solo se una persona ha una comprensione profonda del danno che ha causato. Se una persona non prova un profondo rammarico e ancora pensa di avere un posto in questo mondo, la città rifugio non gli provocherà nessun beneficio psicologico.
Quando danneggi una persona e provi rammarico della cosa, puoi ricavare un beneficio dalla tua pena – se questo ti motiva a riparare, fare più attenzione e migliorare il tuo comportamento. Chi causa a un’altra persona una perdita o una sofferenza e non si sente responsabile, manifesta una totale mancanza di interesse per gli altri.
Un volta una persona è andata dallo Staipler (un grande Rav della scorsa generazione) chiedendo una berachà: che risulti innocente in tribunale per una violazione su una norma sul traffico. Invece di dargli la berachà lo ha ammonito: “Se tu violi una norma sul traffico, stai mettendo in pericolo la vita degli altri. Ti meriti quindi la più grande punizione.”
Se fai qualcosa di male, rammaricati per le tue azioni, chiedi scusa, cerca di rimediare e cerca di correggerti in modo da non commettere lo stesso errore in futuro.

Prepararsi i vestiti per la settimana del 9 di Av


Secondo l’alachà è vietato indossare vestiti puliti durante la settimana del 9 di Av, da dopo lo shabbat che precede il 9 di Av fino al 9 di Av compreso. È quindi raccomandabile preparare tutti gli abiti che si ha intenzione di indossare durante quella settimana in modo che non siano puliti.
Per quanto tempo bisogna indossare ogni capo in modo che non sia più considerato pulito?
Questa questione è soggetta a una disputa fra autorità alachike. Il Chacham Ben Zion Abba Shaul (Israele, 1923-1998), nella sua opera Or LeZion, stabilisce che bisogna indossare ogni capo il tempo sufficiente da permettere che assorba un po’ di sudorazione. Specialmente nei giorni caldi e umidi che precedono il 9 di Av questo si traduce in due minuti circa. Secondo il Chacham Ben Zion, questo è tutto il tempo in cui bisogna indossare un indumento prima del 9 di Av. Il Chacham Ovadia Yosef invece, stabilisce l’alachà in modo più restrittivo e dice che bisognerebbe preferibilmente indossare ogni indumento per almeno un’ora.
Il Chacham Ben Zion aggiunge che si possono indossare due indumenti simultaneamente per prepararli per la settimana del 9 di Av. Anche se un indumento non ha toccato la pelle della persona può ancora essere considerato indossato e quindi non più “pulito”, e può quindi essere indossato nella settimana del 9 di Av. Il Chacham Ben Zion spiega che se una persona indossa due maglie contemporaneamente, e un suo amico gli chiede di prestargli una maglia, l’amico non vorrà nessuna delle due maglie che sta indossando, anche quella più esterna. Anche se non ha toccato la pelle della persona, non è più considerata pulita, e può quindi essere indossata nella settimana del 9 di Av. È consigliabile usare questo metodo, specialmente se si segue l’opinione del Chacham Ovadia Yosef secondo cui ogni indumento va indossato un’ora almeno. Molte persona non hanno il tempo di indossare ogni vestito singolarmente per un’ora, così possono essere indossati più vestiti insieme.
Se una persona non ha fatto in tempo, per qualche motivo, a prepararsi gli indumenti che gli serviranno per la settimana del 9 di Av, c’è un metodo attraverso cui può indossare abiti puliti durante quella settimana?
Il Chacham Ovadia Yosef risolve questo problema nelle note alla sua opera Chazon Ovadià. Riporta la norma riguardante il lechem hapanim, che, se lasciato sul pavimento per circa un’ora non è più da considerarsi fresco. (Non c’è bisogno di salire sull’indumento; è sufficiente lasciarlo per terra per un’ora). Anche se generalmente non ci si basa su questa opinione, e bisogna indossare gli abiti prima del 9 di Av, ci si può appoggiare su questa facilitazione nel caso in cui ci si sia dimenticati di preparare gli abiti precedentemente. In tal caso, bisogna mettere il vestito che si vuole indossare sul pavimento per circa un’ora, e poi sarà permesso indossarlo.
Riassumendo: non bisogna indossare indumenti puliti durante la settimana del 9 di Av e bisogna quindi preparare i vestiti che si ha intenzione di indossare durante quella settimana precedentemente, indossandoli per un breve tempo. Preferibilmente ogni capo dovrebbe essere indossato per almeno un’ora, e due indumenti possono essere indossati insieme. Una persona che non ha preparato i vestiti da indossare in tempo deve lasciarli sul pavimento per un’ora e poi possono essere indossati. Preferibilmente però devono essere indossati per un’ora prima della settimana in cui cade il 9 di Av.
Shabbat shalom!