…Uno sguardo alla parashà!
Dvar Torà basato sul libro “ Crescita attraverso la Torà”
di Rabbi Zelig Pliskin
Durante i nostri 40 anni di soggiorno nel deserto, siamo stati attaccati dagli Amaleciti. Mentre la battaglia aveva luogo, Mosè stava sulla cima di una collina e alzava le mani verso il cielo. Questo ricordava al popolo ebraico di “sottomettere i propri cuori” a Kadosh Baruch ‘Hu, in modo che potranno sconfiggere Amalek. LaTorà afferma:
“E le mani di Moshè erano pesanti, (Chur e Aharon) presero una roccia, la posarono sotto di lui e lui si sedette su di essa” (Shemot 17:12)
Perché Moshè si è seduto su una roccia e non, per esempio, su un cuscino?
Rashì, il grande commentatore, ci dice che Moshè si è seduto su una roccia e non su un cuscino perché non aveva voglia di stare seduto comodamente mentre il popolo ebraico era in uno stato di pericolo e sofferenza. Voleva sentire e condividere la loro sofferenza.
Rabbi Yeruchem Levovitz ci insegna che Moshè ci sta dando una lezione rispetto a come fare per percepire la sofferenza altrui: non la si deve solo immaginare ma fare qualcosa di fisico per provarla effettivamente.
L’empatia è una caratteristica così importante che dovremmo cercare di fare ogni sforzo per cercare di capire quali siano i sentimenti altrui. Se siamo consapevoli di come una piccola scomodità ci dia fastidio possiamo avere maggiore empatia per gli altri, soprattutto coloro che bussano alla nostra porta o che ci incontrano per strada chiedendo la zedakà.
A proposito dello Shabbat!
Se la persona che recita il qiddush non può bere la quantità minima di vino richiesta.
I Gheonim (grandi chakhamim ~ saggi dell’epoca post talmudica) erano dell’opinione che quando una persona recita il qiddush di shabbat, non esca d’obbligo a meno che egli stesso beva la quantità (shiur) minima richiesta. [la maggior parte di un revi’it di vino che secondo la maggior parte dei poseqim corrisponde ad 86 cc.. Questo nel caso in cui il bicchiere contenga solo quella quantità, altrimenti a priori è necessario bere la maggior parte del contenuto del bicchiere stesso]. Anche se qualcun altro al tavolo ha sentito il qiddush e poi beve la quantità richiesta, nessuno esce d’obbligo a meno che il meqadesh stesso (persona che ha recitato il qiddush) non abbia bevuto la quantità minima richiesta.
Lo Shulchan ‘Aruch (Orach Chaim 271:14), tuttavia, non segue questo parere, ma sostiene che nonostante sia certamente preferibile che il meqadesh beva lo shiur necessario, se questo non fosse possibile, può dare a qualcun altro il bicchiere da bere. Supponendo che costui abbia sentito il qiddush, e che il meqadesh abbia avuto l’intenzione di farlo uscire d’obbligo, quella persona può bere la quantità di vino necessaria e tutti gli altri che hanno sentito il qiddush sono usciti d’obbligo.
Come fa un gruppo di persone ad uscire dall’obbligo del qiddush se nessuno può bere la quantità minima richiesta?
Lo Shulchan Aruch riporta un’opinione secondo cui un gruppo può uscire d’obbligo anche se la quantità minima richiesta è bevuta in modo collettivo, ossia che ognuno di essi beve una piccola quantità, in modo che tutti insieme arrivino a consumare la quantità necessaria. Secondo l’halakhà accettata, tuttavia, questo parere può essere fatto valere solo be'di'avad (a posteriori), ossia, se il meqadesh ha recitato il qiddush e nessuno ha bevuto uno shiur completo. In tal caso, non devono ripetere il qiddush, ma possono appoggiarsi sul fatto che hanno visto che il consumo collettivo di vino è sufficiente per compiere la mizvà. Tuttavia, non si può programmare a priori di uscire d’obbligo facendo bere un sorso ad ognuno.
Che cosa deve fare allora un gruppo che sa a priori che nessuno potrà bere la quantità di vino minima necessaria per uscire d’obbligo? Rav Moshè Halevì (Israele, 1961-2001), nella sua opera Menuhat Ahavà, scrive che in tal caso, il gruppo dovrebbe recitare il qiddush sul pane, e non sul vino. Questa opzione è halakhicamente parlando preferibile al fatto che ognuno beva solo un piccolo sorso di vino.
Riassumendo: quando qualcuno recita il qiddush di shabbat per un gruppo di persone, dovrebbe preferibilmente bere lo shiur (importo minimo richiesto), del bicchiere di vino. Se egli non è in grado di bere uno shiur, allora può incaricare qualcun altro di bere lo shiur al suo posto. Se nessuno al tavolo è in grado di bere lo shiur di vino, allora dovrebbero recitare il qiddush sul pane e non sul vino. Tuttavia, se erroneamente hanno recitato il qiddush sul vino, e ogni persona ha bevuto un piccolo sorso di vino, in modo tale che in modo collettivo abbiano bevuto l'importo minimo richiesto, sono usciti d’obbligo. Preferibilmente, però, in tal caso dovrebbero recitare il qiddush sul pane.
Shabbat shalom umevorach
I Gheonim (grandi chakhamim ~ saggi dell’epoca post talmudica) erano dell’opinione che quando una persona recita il qiddush di shabbat, non esca d’obbligo a meno che egli stesso beva la quantità (shiur) minima richiesta. [la maggior parte di un revi’it di vino che secondo la maggior parte dei poseqim corrisponde ad 86 cc.. Questo nel caso in cui il bicchiere contenga solo quella quantità, altrimenti a priori è necessario bere la maggior parte del contenuto del bicchiere stesso]. Anche se qualcun altro al tavolo ha sentito il qiddush e poi beve la quantità richiesta, nessuno esce d’obbligo a meno che il meqadesh stesso (persona che ha recitato il qiddush) non abbia bevuto la quantità minima richiesta.
Lo Shulchan ‘Aruch (Orach Chaim 271:14), tuttavia, non segue questo parere, ma sostiene che nonostante sia certamente preferibile che il meqadesh beva lo shiur necessario, se questo non fosse possibile, può dare a qualcun altro il bicchiere da bere. Supponendo che costui abbia sentito il qiddush, e che il meqadesh abbia avuto l’intenzione di farlo uscire d’obbligo, quella persona può bere la quantità di vino necessaria e tutti gli altri che hanno sentito il qiddush sono usciti d’obbligo.
Come fa un gruppo di persone ad uscire dall’obbligo del qiddush se nessuno può bere la quantità minima richiesta?
Lo Shulchan Aruch riporta un’opinione secondo cui un gruppo può uscire d’obbligo anche se la quantità minima richiesta è bevuta in modo collettivo, ossia che ognuno di essi beve una piccola quantità, in modo che tutti insieme arrivino a consumare la quantità necessaria. Secondo l’halakhà accettata, tuttavia, questo parere può essere fatto valere solo be'di'avad (a posteriori), ossia, se il meqadesh ha recitato il qiddush e nessuno ha bevuto uno shiur completo. In tal caso, non devono ripetere il qiddush, ma possono appoggiarsi sul fatto che hanno visto che il consumo collettivo di vino è sufficiente per compiere la mizvà. Tuttavia, non si può programmare a priori di uscire d’obbligo facendo bere un sorso ad ognuno.
Che cosa deve fare allora un gruppo che sa a priori che nessuno potrà bere la quantità di vino minima necessaria per uscire d’obbligo? Rav Moshè Halevì (Israele, 1961-2001), nella sua opera Menuhat Ahavà, scrive che in tal caso, il gruppo dovrebbe recitare il qiddush sul pane, e non sul vino. Questa opzione è halakhicamente parlando preferibile al fatto che ognuno beva solo un piccolo sorso di vino.
Riassumendo: quando qualcuno recita il qiddush di shabbat per un gruppo di persone, dovrebbe preferibilmente bere lo shiur (importo minimo richiesto), del bicchiere di vino. Se egli non è in grado di bere uno shiur, allora può incaricare qualcun altro di bere lo shiur al suo posto. Se nessuno al tavolo è in grado di bere lo shiur di vino, allora dovrebbero recitare il qiddush sul pane e non sul vino. Tuttavia, se erroneamente hanno recitato il qiddush sul vino, e ogni persona ha bevuto un piccolo sorso di vino, in modo tale che in modo collettivo abbiano bevuto l'importo minimo richiesto, sono usciti d’obbligo. Preferibilmente, però, in tal caso dovrebbero recitare il qiddush sul pane.
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