Dvar Torà
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin
La Torà afferma:
“Ho infuso saggezza nel cuore di ogni persona saggia così che essi siano in grado di realizzare tutto quello che ho ordinato” (Shemot 31:6)
Dal versetto sembra che essere saggi sia un prerequisito affinchè HaShem infonda ulteriore saggezza. Bisogna quindi capire, perché la Torà dice che avere il ‘cuore infuso di saggezza’ sia un prerequisito necessario affinché HaShem conceda ulteriore saggezza?
Rav Chaim Shmuelevitz, ex Rosh Yeshivà della Yeshivat Mir, insegna che da qui possiamo imparare che una persona ha bisogno di avere saggezza in modo da poter meritare di acquisire ulteriore saggezza. Sembra un gioco di parole, ma non lo è.
Cosa è la saggezza? E’ il desiderio sincero di essere più saggio!
Quando una persona ha amore per la saggezza HaShem gliene concede ancora di più!
Possiamo farci un’idea di cosa sia questo tipo di desiderio esaminando il personaggio di Amman harashà (Amman il malvagio). In quanto a potere era secondo solo al re Achashverosh che governava su 127 paesi. Nonostante ciò, quando Mordechai si è rifiutato di inchinarsi a lui, ha detto che tutto il suo onore non valeva nulla in quanto una sola persona (Mordechai) non gli concedeva a suo parere sufficiente onore. Allo stesso modo, una persona che ha un profondo amore per la saggezza e la sapienza, sente di non essere saggio e sapiente se gli manca qualsiasi tipo di sapienza. Quando si ha questo amore per la saggezza, HaShem concede ancora più saggezza.
Riadattamento del link http://www.aish.com/tp/ss/ssw/85952237.html
…a proposito dello shabbat: prestare
Lo Shulchan Aruch (Orach Chaim 307:11) riporta un’alachà interessante per quanto riguarda il prestito di oggetti durante shabbat. Dice, che se una persona vuole prestare un proprio oggetto a qualcuno, deve usare la parola “ashileni” e non quella di “alveni”. Entrambe le parole significano “prestami” ma, mentre “alveni” si riferisce ad un prestito a lungo termine, “ashileni” è generalmente usato per un prestito a breve termine. Non bisognerebbe fare prestiti a lungo termine (si parla della durata di un mese o più) durante shabbat, perché altrimenti le parti (chi presta e chi riceve) potrebbero essere spinte a scrivere una qualche sorta di nota come prova dell’avvenuto prestito e arrivare a violare lo shabbat. Quindi, lo Shulchan Aruch scrive che chi presta qualcosa durante shabbat deve assicurarsi di formulare la sua richiesta usando il termine “ashileni” e non quello di “alveni”.
Come bisogna comportarsi nel caso in cui una persona formuli la sua richiesta in una lingua diversa dall’ebraico in cui non esistono due termini diversi per indicare un prestito a breve e lungo termine?
Lo Shulchan Aruch scrive che chi si esprime in una lingua che non prevede una parola specifica per le due tipologie di prestito, quando ha bisogno di farsi prestare qualcosa durante shabbat dovrebbe dire “Per favore dammi questo oggetto”. La Mishnà Berurà (composta dal Rav Israele Meir Kagan di Radin, 1839-1933) specifica che bisogna dire “Per favore dammi questo oggetto e te lo restituirò”. Bisogna in ogni caso evitare la parola prestare.
E’ molto facile trovarsi in una situazione del genere durante shabbat. Se, per esempio, si vuole prendere in prestito il siddur del vicino (presupponendo che ci sia un eruv appropriato) bisogna fare attenzione di non chiedergli se ce lo può prestare ma se ce lo può dare per un certo periodo di tempo.
Bisogna fare attenzione inoltre che durante shabbat non si può chiedere di prendere in prestito qualcosa per dopo shabbat. E’ proibito parlare durante shabbat dei piani che si hanno per dopo shabbat e di conseguenza non si può chiedere di shabbat qualcosa in prestito per dopo shabbat
Riassumendo: se si prende qualcosa in prestito durante shabbat dovrebbe essere evitato l’uso della parola “prestito” nel formulare la richiesta, bisognerebbe invece chiedere di avere l’oggetto per un certo periodo di tempo.
Riadattamento del link: http://www.dailyhalacha.com/displayRead.asp?readID=2015
Shabbat Shalom
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