Newsletter: Parashat Lech Lechà 5772

La parashà di Lech Lechà… in brevissima!

L’Onnipotente comanda ad Avram (successivamente rinominato Avraham) di lasciare Charan e andare nel “posto che ti mostrerò” (Ossia la terra di Canaan – successivamente rinominata terra d’Israel). L’Onnipotente poi dà ad Avraham un messaggio eterno per il popolo ebraico e per le nazioni del mondo, “Benedirò coloro che ti benedicono e maledirò coloro che ti maledicono.” A causa della carestia, Avram va in Egitto e chiede a Sarai (successivamente rinominata Sarah), di dire che è sua sorella così che non lo uccideranno per sposarla (gli egiziani erano famosi per non commettere adulterio… semplicemente uccidevano il marito per stare con la moglie).
Il faraone caccia Avram dall’Egitto dopo aver tentato di prendersi Sarai come moglie. Si stabiliscono a Chevron e il nipote Lot si stabilisce a Sdom. Avram salva Lot – che era stato preso prigioniero – nella battaglia dei quattro re contro i cinque re.
Stabilisce un patto con HaShem (ogni patto con HaShem è eterno, inabrogabile o sostituibile da un nuovo patto), in cui HaShem dice ad Avram che i suoi discendenti saranno schiavi in Egitto per 400 anni (partendo da Isacco) e che ai suoi discendenti verrà data la terra che va “dal fiume dell’Egitto fino al grande fiume, il fiume Eufrate.”
Sarai, sterile, dà la sua serva Hagar ad Avram come moglie, così che possa avere figli. Ishmael nasce. Gli viene fatta la milà, HaShem cambia i loro nomi in Avraham e Saràh e gli dice che Saràh partorirà Izchak. Avraham circoncide tutti i membri maschi della sua casa.

Dvar Torà
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

La Torà afferma:
"E l’Onnipotente disse ad Avram ‘Vai via dalla tua terra e dal tuo luogo di nascita e dalla casa di tuo padre alla terra che ti mostrerò' " (Bereshit 12:1).
Rabbi Nachum di Chernobil ha dedicato moltissimo tempo e moltissimi sforzi a liberare gli ebrei che erano incarcerati da regimi antisemiti. Viaggiava di posto in posto cercando fondi per pagare la somma necessaria per liberare gli imprigionati. Una volta, quando era a Zhitomer, alcune persone hanno creato un complotto contro di lui ed egli stesso è stato messo in carcere.
Un amico è venuto a trovarlo in prigione per dargli un po’ di conforto e una prospettiva positiva sulla situazione. Ha detto a Rabbì Nachum: “Il nostro patriarca Avraham era eccezionale per i suoi atti di bontà nei confronti dei viandanti. Li ospitava e faceva il massimo per farli stare a proprio agio. Era sempre alla ricerca di cosa avrebbe potuto fare in più per aiutare i suoi ospiti. L’Onnipotente gli ha comandato di lasciare la sua casa paterna, il suo luogo di nascita, e la sua terra. Solo ora, dopo aver personalmente passato cosa significhi essere uno straniero in terra straniera saprà in prima persona che vuol dire. Questo gli darà una prospettiva migliore per sapere cosa può fare per aiutare i suoi ospiti.”
“Per te vale lo stesso” continua l’amico. “Tu ti sei dedicato con grandissimi sforzi a liberare i prigionieri. Ti stanno dando dal Cielo la possibilità di provare cosa significhi essere imprigionato dai nemici del nostro popolo. Questo ti farà capire ancora meglio quanto sia necessario fare tutto il possibile per liberare le persone con ogni possibile sforzo.”

Vendere o regalare vino posseduto da un non ebreo; lo stato di un vino toccato ma non mosso da un non ebreo


Il Ben Ish Chai (Rav Yosef Chaim di Bagdad, 1833-1909), nella parashà di Balak (4), discute i parametri della proibizione di “stam yenam” – vino che appartiene a un non ebreo e vino che è stato toccato da un gentile. Scrive, che secondo l’uso dei sefarditi che seguono lo “Shulchan Aruch”, qualsiasi vino che è in possesso, o che è stato toccato da un non ebreo idolatra, è proibito sia berlo che averne qualsiasi tipo di beneficio. Non si può vendere o regalare. Va da sé che è vietato avere un’ attività che venda questo genere di vino. Se capita di avere in casa vino che è stato toccato o posseduto da un non ebreo, bisogna versarne il contenuto nello scarico. Il Ben Ish Chai enfatizza che questo si applica perfino ai nostri giorni, e non bisogna essere indulgenti rispetto a questa proibizione
Questa alachà è molto rilevante per coloro che ricevono regali da impiegati o datori di lavoro non ebrei, nel periodo delle loro feste, visto che spesso si regala vino. È vietato regalarlo di nuovo come dono a un’altra persona non ebrea. Bisogna gettarlo via e non ricavarne alcun beneficio.
Il Ben Ish Chai affronta il punto se ci sia spazio per essere indulgenti nel caso in cui un gentile deve dei soldi ad un Ebreo, e l'unico modo in cui l'Ebreo può ricevere il denaro dovuto è attraverso una bottiglia di vino. Lo Shulchan Aruch proibisce di ricevere vino da un non ebreo come pagamento di un debito, e questa è anche la posizione della Keneset HaGhedolà (Rav Chaim Banbenishti di Izmir, Turchia, 1603 – 1673). In ogni caso, il Ben Ish Chai nota che il Rashba (Rabbi shelomò Ben Aderet di Barcellona, 1235 – 1310) stabilisce l’alachà in modo più facilitante rispetto alla questionr. Conclude quindi che è possibile accettare una bottiglia di vino da un gentile al posto del pagamento per un prestito, se altrimenti non sarà più possibile recuperare la somma dovuta.
Successivamente (nell’alachà 10), il Ben Ish Chai scrive che il contatto di un gentile con il vino fa si che il vino sia proibito per un ebreo, sia che lo abbia toccato con la mano che col piede. Il vino diventa inoltre proibito se il gentile muove indirettamente, ma intenzionalmente la bottiglia, per esempio con un oggetto che aveva in mano, o se beve dalla bottiglia o se semplicemente solleva la bottiglia così da far muovere il vino, anche leggermente. Comunque, se il non ebreo ha toccato la bottiglia, senza muoverla affatto, allora, anche se non si può più bere, se ne possono trarre altri tipi di beneficio.
Riassumendo: non si può derivare nessun tipo di beneficio da un vino appartenente a un non ebreo idolatra, o che è stato toccato da un non ebreo idolatra. Non si può vendere o regalare come dono a un socio non ebreo; deve essere versato nello scarico. Il vino diventa proibito se un gentile lo muove – perfino indirettamente – in modo che il vino sia urtato anche leggermente. Se il gentile tocca una bottiglia di vino senza muoverla, questo vino non si può bere ma se ne possono trarre altre forme di beneficio.

Shabbat shalom!

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