Newsletter: Parashat Vayerà 5772

La parashà di Vayerà… in brevissima!

Avraham, nel terzo giorno dopo aver fatto la milà, siede fuori dalla sua tenda in cerca di ospiti. Mentre stava parlando con l’Onnipotente, vede tre visitatori (tre angeli). Avraham interrompe la sua conversazione con HaShem per invitarli a mangiare. Un angelo lo informa che entro un anno, Sarah, sua moglie, partorirà un figlio, Izchak.
HaShem dice ad Avraham che distruggerà Sodoma a causa della sua malvagità. Avraham discute con HaShem per salvarla, a patto che vengano trovati dieci giusti in città, ma non ci sono neppure dieci giusti. Lot, nipote di Avraham, si salva dalla distruzione con le sue due figlie.
Altri avvenimenti: Avimelech, re dei filistei, vuole sposarsi con Sarah; nasce Izchak; la cacciata di Agar e di Ishmael. Avraham e Avimelech stabiliscono un accordo a Beer Sheva. HaShem comanda ad Avraham di prendere suo figlio Izchak e di offrirlo “su uno dei monti”. Infine, l’annuncio della nascita di Rivkà, la futura moglie di Izchak.

 

Dvar Torà basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

La Torà afferma:
"E (Avraham) alzò i suoi occhi e vide. E ecco tre uomini stavano in piedi presso di lui. Quando (li) vide corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò a terra." (Bereshit 18:2).
A partire dal verso due fino al verso 8, la Torà ci descrive i dettagli di ogni specifica azione di Avraham nei confronti dei suoi ospiti – “alza gli occhi,” “vede,” “corre per andarli a salutare.” Perché la Torà impiega 7 versi per descriverci i dettagli degli atti di bontà di Avraham?
Rabbi Yerucham Levovitz commenta il fatto con un’analogia. Quando una persona eredita una casa, di solito dirà semplicemente, “Ho una casa”. Non comincerà a elencare tutti i dettagli, l’ha ricevuta tutta insieme! Però, una persona che si costruisce da sola la propria casa parlerà di ogni dettaglio dall’inizio alla fine. Descriverà come ha fatto ad ottenere il terreno, come ha comprato i materiali necessari, etc. Ogni aspetto le è molto chiaro. Maggiore è lo sforzo che compie nel costruire la casa, e più ne parlerà.
Allo stesso modo, dice Rav Yerucham, le azioni e i comportamenti dei giusti sono come una costruzione. Attraverso ogni azione, una persona integra, sta costruendo un grande edificio. Per questa ragione, la Toràh ci racconta ogni dettaglio degli atti di bontà di Avraham. Ogni movimento costituisce una nuova fase nel progetto di costruzione della personalità del giusto.
Quando vedi la formazione di te stesso come la creazione di un grande edificio, ogni dettaglio di quello che fai ricopre un significato importante. Ogni azione positiva che fai contribuisce alla creazione di un grande essere umano. Tienilo a mente quando fai un gesto di bontà nei confronti degli altri. Ogni singolo movimento che fai è una parte necessaria per la costruzione dell’edificio. Non aspettare di arrivare alla fine per apprezzare quello che stai facendo. Piuttosto, cerca di percepire la gioia della crescita perfino nel più piccolo atto di bontà che compi.

 

La definizione di yain mevushal e lo status del vino pastorizzato

Il Ben Ish Chai (Rav Yosef Chaim di Bagdad, 1833 – 1909), nella parashà di Balak, parla del concetto di “yain mevushal” – vino che è stato bollito. Anche se l’alachà proibisce di usare vino che è stato toccato da un non ebreo, questo divieto non si applica allo yain mevushal. Il vino, dopo essere stato bollito, non può più diventare proibito attraverso il contatto con un non ebreo.
Da quale momento in poi il vino è considerato “bollito” raggiungendo quindi lo status di yain mevushal?
Il Ben Ish Chai scrive che il vino è considerato mevushal dopo essere arrivato alla bollitura e un po’ di vino evapora. Dopo che inizia l’evaporazione, il vino ha lo status di yain mevushal e non diventa proibito se viene a contatto con un non ebreo. Il Chacham Ovadia Yosef, nella sua opera Alichot Olam (Balak, 6), chiarifica che il vino deve bollire a una temperatura pari a80 gradi centigradi.
Di conseguenza, il Chacham Ovadia aggiunge, il vino che ha subito il processo di pastorizzazione è, strettamente parlando, considerato yain mevushal e non può più diventare proibito venendo a contatto con un non ebreo. Altre autorità, fra cui Rav Yosef Shalom Eliashiv (contemporaneo) e Rav Shlomo Zalman Auerbach (Gerusalemme, 1910 – 1995), sono in disaccordo con questa posizione, e sostengono che il processo di pastorizzazione non rende il vino mevushal. Il Chacham Ovadia quindi conclude che bisognerebbe assicurarsi che il vino pastorizzato non entri in contatto con un non ebreo se non è stato bollito oltre che pastorizzato. Se però un non ebreo tocca un vino pastorizzato, questo è permesso “bediavad” (a posteriori). Il Chacham Ovadia fa riferimento in questo contesto alla regola generale secondo cui “haTorà chasa al mamonam shel Israel”, che significa che la Torà è sensibile alle questioni finanziare delle persone, e non vuole causare perdite monetarie non necessarie. Quindi, visto che l’alachà, strettamente parlando, considera il vino pastorizzato “mevushal”, è possibile permettere vino pastorizzato che è entrato a contatto con un gentile, anche se idealmente questa situazione andrebbe evitata.
Il Ben Ish Chai nota che la bollitura del vino può solo prevenire il fatto che il vino diventi proibito; ma non può rigirare lo status di un vino proibito. Ossia, se un vino non mevushal viene a contatto con un gentile e quindi diventa proibito, resta proibito anche dopo essere stato bollito. La bollitura ha solo l’effetto di evitare che diventi proibito se un gentile lo tocca.
Inoltre, se un vino mevushal è mischiato con un normale vino non mevushal, e un non ebreo tocca la mistura, diventa proibito. Anche se il vino mevushal costituisce la maggior parte della mistura, essa diventa proibita, perfino se c’è solo una goccia di vino non mevushal.
Riassumendo: il vino che è stato bollito non diventa vietato se toccato da un non ebreo. Alcune autorità sostengono che il vino pastorizzato ricade in questa categoria, ma è preferibile non appoggiarsi su questa opinione, e assicurarsi che il vino pastorizzato non venga in contatto con un non ebreo. D’altro canto, se un non ebreo tocca del vino pastorizzato, può essere usato. Se del vino bollito è mischiato perfino con una piccola parte di vino normale, e un non ebreo, tocca la mistura, è proibito.

Shabbat shalom!
  

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