La Parashà di Reè… in brevissima!
La parashà di questa settimana è molto piena. Comincia proponendoci una scelta: “Ho posto dinnanzi a te la benedizione e la maledizione. La benedizione: se obbedirai ai comandamenti di HaShem…; la maledizione se non lo farai e seguirai altri divinità.”
Continua poi con le regole e le leggi da seguire nella terra d’Israele, prevalentemente orientate a stare lontani da forme di idolatria e altre religioni presenti nella terra.
Una delle indicazioni dell’esistenza e della necessità della Torà Orale – una spiegazione e chiarificazione (più tardi redatta sottoforma di Talmud) della Torà Scritta (i Cinque Libri di Moshè) – si può dedurre dal verso 12 capitolo 21 “Dovrai shachtare gli animali secondo il modo in cui Io (HaShem) ho prescritto.” In nessuna parte della Torà scritta abbiamo ricevuto istruzioni su come effettuare la shechità. Di conseguenza si può trarre la conclusione che ci siano stati ulteriori insegnamenti (Torà Orale/Talmud) in cui la Torà scritta è stata chiarificata ed è stato ampliato ciò di cui si era parlato in Essa.
La fonte del concetto di “popolo prescelto” la troviamo in questa parashà: “Tu sei una nazione consacrata ad HaShem tuo D-o). HaShem ti ha scelto fra tutte le nazioni sulla faccia della terra per essere la Sua nazione speciale … (Devarim 14:1-2).” Siamo stati prescelti per avere la responsabilità e il privilegio di agire moralmente ed essere come un “faro tra le nazioni”.
Inoltre in questa parashà ci sono state fornite le istruzioni per quanto riguarda cibi permessi e proibiti, la decima, l’annullamento dei debiti ogni sette anni, come comportarsi nei confronti dei bisognosi (di trattarli in modo caloroso e di aprirgli la nostra mano), lo schiavo ebreo, i tre pellegrinaggi di Pesach, Shavuot e Sukkot).
Dvar Torà
Basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin
La Torà afferma:
“Vedi, oggi io pongo davanti a voi una benedizione e una maledizione: la benedizione a condizione che diate ascolto ai precetti dell’Eterno , il vostro Signore, che io vi ordino oggi;” (Deut, 11:26-27)
La prima parola del verso “Guarda” è scritta al singolare, nonostante Moshè si stia rivolgendo all’intero popolo. Cosa possiamo imparare da ciò?
Quando si ascoltano le derashot dei Rabbanim, è facile pensare: “Sta parlando a qualcun altro. Non devo prendere quello che dice sul serio poiché le sue parole non sono dirette a me.” Questo è un errore. Il modo per crescere è cercare di percepire le parole dell’oratore come se fossero direttamente rivolte a te. Solo così potrai prenderle sul serio.
I quattro gravi peccati che rendono più difficile il percorso verso la teshuvà.
Nel quarto capitolo dell’opera Hilchot Teshuvà, il Rambam (Rabbì Moshè Maiomonide, Spagna – Egitto 1135-1204) elenca ventiquattro fattori che possono interferire con il processo di teshuvà rendendo difficile guadagnarsi il perdono da parte di HaShem. I primi quattro, scrive, sono costituiti da peccati particolarmente gravi, per conto dei quali HaShem ritira l’aiuto che dà normalmente a coloro che decidono di fare teshuvà.
1) "Machtì Et Ha'rabim" – chi causa agli altri di peccare. Questo include situazioni in cui per esempio si organizza un grande evento in cui viene servito cibo non kasher, o si disturba qualcuno dal compiere una mizvà.
2) Convincere qualcuno a lasciare il sentiero dell’osservanza della Torà.
3) Non riprendere un figlio che inizia chas veshalom a lasciare il percorso dell’osservanza della Torà. Se il genitore ha la possibilità di influenzare il figlio in modo da evitare che si allontani dal mettere in pratica le mizvot, e non lo fa, questo può causare che (al genitore) sarà più difficile fare teshuvà. Il Rambam aggiunge che questo include qualsiasi caso in cui una persona sia in posizione di influenzare positivamente gli altri e non lo fa
4) "Ha'omer Echeta Ve'ashuv" – chi compie una trasgressione avendo l’intenzione di fare teshuvà in seguito. Se una persona commette un peccato contando sul fatto che verrà perdonato grazie alla teshuvà che farà in seguito e attraverso l’osservanza completa del giorno di Yom Kippur, allora questo peccato può interferire con il suo processo di teshuvà.
C’è da sottolineare che il Rambam non preclude la possibilità di fare teshuvà da parte di coloro che commettono questo genere di peccati; perfino in tali circostanze resta la possibilità di fare teshuvà. Piuttosto, parla qui di uno speciale supporto e assistenza che HaShem garantisce a coloro che commettono peccati, nel momento in cui decidono seriamente di fare teshuvà. Nei casi di cui abbiamo parlato però, la persona non potrà usufruire di questo aiuto speciale e potrà quindi incontrare una difficoltà considerevole nel fare teshuvà e nell’accettazione da parte di HaShem della sua teshuvà.
Shabbat shalom!