La Parashàh… in brevissima!
Il Popolo Ebraico ha ricevuto la Toràh sul Monte Sinai ed era pronto per entrare in Eretz Israel. C’era un’opinione condivisa fra le persone in base a cui era necessario mandare degli esploratori per controllare se sarebbe stato facile conquistare la terra. Moshè sapeva che la promessa di HaShem di donarci la Terra d’Israele includeva la garanzia di conquistarla, però uno dei principi fondamentali sulla vita che si possono evincere da questa Parashàh è questo: HaShem lascia ad ognuno il libero arbitrio di andare nella direzione che sceglie. Moshè, per decreto di HaShem, manda i principi di ogni tribù (persone del più alto calibro spirituale), a esplorare la terra.
Vengono mandati dodici esploratori. Dieci ritornano riferendo di forti fortificazioni e giganti. Radunano il popolo scoraggiandolo dall’andare in Eretz Israel. Yeoshua bin Nun e Calev ben Yefunè (cognato di Moshè) tentano di arginare la ribellione ma senza successo. HaShem decreta 40 anni di permanenza nel deserto, un anno per ogni giorno di permanenza da parte delle spie in Eretz Israel. Questo è accaduto il 9 di Av, una data tristemente nota nel corso della storia ebraica per tragedie (entrambi i Bet HaMikdash sono stati distrutti in questo giorno e gli ebrei sono stati cacciati dalla Spagna in questa data, tanto per citare qualche episodio).
Devar Toràh
Basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin
La Toràh afferma:
“… davanti a essi ci sembrava di essere [piccoli] come cavallette e tali dovevamo apparire ai loro occhi” (Bemidbar 13:33)
Il Rebbe di Kozk dice che l’errore degli esploratori sta nelle loro parole “E tali dovevamo apparire ai loro occhi”. Non dovrebbe dare fastidio a una persona come gli altri la vedano (Ozer Chaim).
Se gli altri ti fanno critiche costruttive per qualcosa che stai facendo di sbagliato, dovresti apprezzare la possibilità che ti viene data di migliorare. Però non lasciare che l’immagine di te stesso dipenda arbitrariamente dall’approvazione o meno degli altri.
Il Chafetz Chaim commenta: “Quando tu ti vedi come inferiore, presupponi che anche gli altri ti vedano in questo modo. La verità può essere che l’altra persona ti veda in maniera molto più elevata. Così come lo Yalkut Shimoni afferma “l’Onnipotente disse, ‘Chi dice che non eravate ai loro occhi come angeli?’ “ “(HaChafetz Chaim, Vol 3, pag. 1060).
Realizza il tuo valore intrinseco come essere creato ad immagine di HaShem e ti sentirai molto più a tuo agio intorno agli altri.
Fare dei cubetti di ghiaccio durante Shabbat
Domanda: È possibile durante Shabbat riempire un vassoio per formare cubetti di ghiaccio e metterlo nel freezer per ottenere cubetti di ghiaccio?
Risposta: Rav Chaiim Falagi (Turchia, 1788-1868) nel suo Shut Lev Chaim, parte 2, Siman 182, stabilisce che fare dei cubetti di ghiaccio implica il trasformare un liquido in un solido, ed è simile all’azione di produrre formaggio a partire dal latte, azione vietata durante Shabbat perché così facendo si compie la melachàh di “Bonè” (creare/costruire). Così come non si può convertire del latte in formaggio durante Shabbat, la alachàh proibisce di trasformare l’acqua in ghiaccio. Un altro numero di autorità alachike sono anch’esse rigorose per quanto riguarda questa regola.
Chacham ovadia Yosef nella sua opera Alichot Olam (parte 4, pag.93) dice che fare dei cubetti di ghiaccio differisce profondamente dal produrre formaggio. Per produrre formaggio è necessario un processo attivo, con le proprie mani, mentre trasformare l’acqua in cubetti dighiaccio è un processo che avviene in modo naturale quando si espone l’acqua a bassa temperatura. Al massimo, potrebbe essere un caso di “Grama” – il compiere indirettamente una melachàh (azione proibita durante Shabbat). Inoltre, il formaggio mantiene la sua forma solida in modo permanente, quindi produrre formaggio ricade giustificatamente nella categoria di “Bonè”. Il ghiaccio invece, si ritrasforma in acqua se viene lasciato fuori dal freezer, quindi fare dei cubetti di ghiaccio è solo una trasformazione temporanea che non viene classificata nella categoria di “Bonè”. Di conseguenza Chacham Ovadia stabilisce che è possibile fare cubetti di ghiaccio durante Shabbat avendo l’intenzione di usarli durante Shabbat stesso (Yechavè Daat, parte uno Siman 30).
È possibile rimettere un vassoio per cubetti di ghiaccio nel freezer durante Shabbat se non si avrà più bisogno di ghiaccio per quello Shabbat o farlo comporta “Achanàh” (preparare durante Shabbat per il resto della settimana), ammettendo che si rimette il vassoio nel freezer solo per conservarlo per il giorno successivo?
Uno dei principi fondamentali che sta alla base del concetto di “Achanàh” dice che questa proibizione si applica solo quando si ha l’intenzione di risparmiare tempo dopo Shabbat. Per esempio, in base all’alachàh è vietato rifare i letti o lavare i piatti per risparmiare tempo all’uscita di Shabbat. Però, durante Shabbat è possibile fare qualcosa che sia necessario per la preservazione dell’oggetto stesso. Per esempio è possibile rimettere un cibo in frigo dopo aver terminato il pasto, anche se non si avrà più bisogno di quel cibo fino a dopo l’uscita di Shabbat, ma lo si rimette al freddo al fine di conservarlo. E così è possibile rimuovere un oggetto dal sole se l’esposizione ai raggi solari può rovinarlo. Similmente è possibile rimettere il vassoio con i cubetti di ghiaccio nel freezer anche se servirà solo dopo l’uscita di Shabbat, perché lo si fa con lo scopo di conservarlo e non per risparmiare tempo all’uscita di Shabbat. (Vedi Menuchat Ahavàh, parte 1, pag. 248)
Riassumendo: è possibile riempire un vassoio per cubetti di ghiaccio e metterlo nel freezer per fare cubetti di ghiaccio avendo l’intenzione di usarli durante Shabbat, ed è possibile rimettere il vassoio nel freezer durante Shabbat anche se non si userà ulteriore ghiaccio fino a dopo l’uscita di Shabbat.