Le parashot di Nizzavim-Vaielech… in brevissima!
Nel giorno della morte di Moshè, egli riunisce tutto il popolo ebraico stabilendo un pattoche conferma che il popolo ebraico è il prescelto (prescelto di avere il compito di essere come un faro fra le nazioni) per tutte le future generazioni. Moshè rende chiare quali siano le conseguenze a cui si va incontro rifiutando chaz veshalom HaShem e la Sua Toràh e la possibilità di pentirsi. Ribadisce il concetto che la Torà sia alla portata di tutti.
La parashà di Nizavim termina con quella che forse è la più chiara e potente frase della Torà per quanto riguarda lo scopo della vita e l’esistenza del libero arbitrio: “In questo giorno ho posto dinnanzi a te la vita e il bene, la morte e il male … la benedizione e la maledizione. Quindi scegli la vita e vivrai, tu e la tua discendenza.”
La parashà di Vayelech comincia con Moshè che passa il testimone a Yeoshua come leader del popolo. Moshè poi gli dà un comandamento/benedizione che è applicabile ad ogni leader ebreo: “Sii forte e coraggioso. Non aver paura o sentirti insicuro di fronte a loro. HaShem Tuo Signore è Colui che sarà con te, e non ti farà fallire né ti abbandonerà.”
Moshè ha scritto l’intera Torà e l’ha data ai Coanim e agli anziani. Ha poi comandato che in futuro, al termine dell’anno sabatico il re deve riunire tutto il popolo durante la festa di Sukkot e leggergli la Torà cosicché “…ascolteranno e impareranno e temeranno HaShem tuo Signore e staranno attenti a compiere tutte le parole della Torà.”
L’Onnipotente descrive in un breve paragrafo il corso della storia ebraica (per i curiosi comincia al cap. 31, verso 16 del libro di Devarim). Infine, prima che Moshè vada a “coricarsi con i suoi antenati”, riunisce il popolo per insegnargli la cantica di ‘Azinu, la parashà della prossima settimana, per ricordargli quali siano le conseguenze per chi si rivolta al Signore.
Dvar Torà
Basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin
Nella parashà di questa settimana impariamo che lo scopo di studiare e osservare la Torà non è nascosto né distante da noi:
“(La Torà) è invece una cosa molto vicina a te. È nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.” (Devarim 30:14).
Perché sono usati i termini “bocca e cuore” per dirci che possiamo imparare l’intera Torà e metterla in pratica?
Rav Chaim Shmuelevitz, Rosh Yeshivà di Mir, ha commentato che non importa quanto unapersona sia distante, se è fermamente convinta di voler diventare una persona migliore, sarà in grado di effettuare un cambiamento immediato in se stessa. Come? Quando ci si impegna verbalmente con HaKadosh Baruch Hu e con se stessi di voler cambiare, le parole hanno un grande impatto. Se si mantiene quello che ci si è riproposti si può cambiare il proprio comportamento.
Se quello che dici con la bocca è tutt’uno con quello che hai nel cuore, allora puoi cambiare immediatamente. Tuttavia, a volte abbiamo la necessita di ripetere più volte quello che sappiamo essere corretto – e quello che dovremmo fare – in modo da farlo entrare nel nostro cuore.
Rosh HaShanà – l’uso di mangiare cibi dolci, melograni e mele.
A Rosh HaShanà c’è l’uso di evitare di mangiare cibi amari, aspri o acidi, per simboleggiare la speranza che l’anno venturo sia dolce e piacevole. Il Talmud insegna che “simanà milta hi”, ossia che gli atti simbolici hanno un significato. Bisogna quindi non sminuire gli usi riguardanti quello che si mangia durante Rosh HaShanà come simbolo di quello che ci auguriamo per l’anno nuovo, perché tali costumi hanno un importante significato oltre che effetti pratici.
Pratica comune consiste nel mangiare un melograno, perchè gli abbondanti semini che contiene simboleggiano la nostra speranza di arrivare di fronte al Signore con abbondanti meriti. È interessante che il Ben Ish Chai (Rav Yosef Chaim di Bagdad, 1833-1909) scrive che il melograno debba essere specificatamente dolce, sottolineando il punto diverse volte. Spesso, i melograni dei nostri giorni hanno un sapore aspro e pungente. Sembra che a Bagdad, ai tempi del Ben Ish Chai, avessero dei melograni dal sapore dolce. In ogni caso, considerando l’uso di evitare di mangiare cibi amari di Rosh HaShanà, la cosa migliore da fare è quella di intingere il melograno nello zucchero per diminuire l’eventuale asprezza del frutto.
È inoltre interessante notare che il Ben Ish Chai, a Rosh HaShanà, aveva l’uso di intingere la mela nello zucchero anziché nel miele. Forse l’uso si basava su motivi cabalistici. In ogni caso, ognuno segua l’uso della propria famiglia.
Va notato che il significato simbolico di intingere la mela nel miele va oltre il fatto che sia un cibo dolce. Lo Zohar si riferisce al Gan Eden come a un “Echal tapuchin kadishin” – “il frutteto delle mele dolci”. Le mele che mangiamo a Rosh HaShanà simboleggiano non solo la dolcezza, ma anche il Gan Eden, che è senza dubbio di buon auspicio per il nuovo anno. Inoltre, la mela ha un aspetto piacevole, un profumo piacevole e un sapore piacevole. È piacevole sotto ogni punto di vista, simbolo delle nostre speranze affinché il nuovo anno porti gioia e successo sotto ogni aspetto della vita. Il Ben Ish Chai spiega il significato di questo uso dal punto di vista cabalistico. Durante il periodo che va da Nissan a Tishrì, siamo sotto l’influenza della sefirà (emanazione) del Malchut, che è la sefirà più bassa e riceve la sua potenza da sefirot più alte. Con l’entrata di Rosh HaShanà ci muoviamo nella sefirà del Tiferet, la sefirà più alta, che si basa sulle zefiro inferiori. La sefirà del Tiferet è quella di Jaacov Avinu, che rappresenta la Torà e che ha trasmesso la forza della Torà alle generazioni successive. Tiferet è anche associata con l’attributo dell’”Emet” (verità), e di Rosh HaShanà stiamo in giudizio, che è basato sull’attributo di HaShem di verità assoluta. La mela, scrive il Ben Ish Chai, è associata con la sefirà del Tiferet, e quindi la mangiamo a Rosh HaShanà, giorno che segna il punto di transizione dalla sefirà di Malkut alla sefirà di Tiferet.
Sicuramente la stragrande maggioranza di noi non sono esperti di Cabalà, e non capiscono realmente quindi questi concetti. In ogni caso essi dimostrano la profondità e lo spessore degli usi che mettiamo in pratica a Rosh HaShanà. Oltre ai giochi di parole come “Itamù sonenu” per il Tamar (dattero), e “Ikartù sonenu” per il “karti”, ci sono concetti molto più profondi dietro a questi usi, e dobbiamo quindi metterli in pratica secondo l’antica tradizione.
In sintesi: è bene evitare di mangiare cibi amari, aspri e acidi durante Rosh HaShanà. Il melograno dovrebbe preferibilmente essere intinto nello zucchero prima di essere mangiato, perché potrebbe altrimenti essere aspro. Alcuni hanno l’uso di intingere la mela nello zucchero anziché nel miele e ognuno segua l’uso della sua famiglia. Gli usi che riguardano i cibi da mangiare a Rosh HaShanà sono basati su profondi concetti cabalistici e non devono quindi essere sottovalutati o trascurati.
Shabbat shalom!