Newsletter Parashat Shelach Lechàh 5773

La Parashàh… in brevissima!

Il Popolo Ebraico ha ricevuto la Toràh sul Monte Sinai ed era pronto per entrare in Eretz Israel. C’era un’opinione condivisa fra le persone in base a cui era necessario mandare degli esploratori per controllare se sarebbe stato facile conquistare la terra. Moshè sapeva che la promessa di HaShem di donarci la Terra d’Israele includeva la garanzia di conquistarla, però uno dei principi fondamentali sulla vita che si possono evincere da questa Parashàh è questo: HaShem lascia ad ognuno il libero arbitrio di andare nella direzione che sceglie. Moshè, per decreto di HaShem, manda i principi di ogni tribù (persone del più alto calibro spirituale), a esplorare la terra.
Vengono mandati dodici esploratori. Dieci ritornano riferendo di forti fortificazioni e giganti. Radunano il popolo scoraggiandolo dall’andare in Eretz Israel. Yeoshua bin Nun e Calev ben Yefunè (cognato di Moshè) tentano di arginare la ribellione ma senza successo. HaShem decreta 40 anni di permanenza nel deserto, un anno per ogni giorno di permanenza da parte delle spie in Eretz Israel. Questo è accaduto il 9 di Av, una data tristemente nota nel corso della storia ebraica per tragedie (entrambi i Bet HaMikdash sono stati distrutti in questo giorno e gli ebrei sono stati cacciati dalla Spagna in questa data, tanto per citare qualche episodio).

Devar Toràh

Basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

La Toràh afferma:
 “… davanti a essi ci sembrava di essere [piccoli] come cavallette e tali dovevamo apparire ai loro occhi” (Bemidbar 13:33)

Il Rebbe di Kozk dice che l’errore degli esploratori sta nelle loro parole “E tali dovevamo apparire ai loro occhi”. Non dovrebbe dare fastidio a una persona come gli altri la vedano (Ozer Chaim).

 Una persona che si preoccupa di come vene vista dagli altri non avrà tregua. Non importa cosa fa o cosa non fa, avrà sempre l’ansia di ricevere l’approvazione degli altri. Una persona del genere farà dipendere la sua autostima dalle stramberie altrui. È un errore permettere agli altri di avere così tanto controllo su di te. Concentrati sul comportarti in modo giusto e appropriato, lavora sul potenziare la tua capacità di avere un’immagine positiva di te stesso a prescindere da come gli altri ti vedono.
Se gli altri ti fanno critiche costruttive per qualcosa che stai facendo di sbagliato, dovresti apprezzare la possibilità che ti viene data di migliorare. Però non lasciare che l’immagine di te stesso dipenda arbitrariamente dall’approvazione o meno degli altri.
Il Chafetz Chaim commenta: “Quando tu ti vedi come inferiore, presupponi che anche gli altri ti vedano in questo modo. La verità può essere che l’altra persona ti veda in maniera molto più elevata. Così come lo Yalkut Shimoni afferma “l’Onnipotente disse, ‘Chi dice che non eravate ai loro occhi come angeli?’ “ “(HaChafetz Chaim, Vol 3, pag. 1060).
Realizza il tuo valore intrinseco come essere creato ad immagine di HaShem e ti sentirai molto più a tuo agio intorno agli altri.

Fare dei cubetti di ghiaccio durante Shabbat

Domanda: È possibile durante Shabbat riempire un vassoio per formare cubetti di ghiaccio e metterlo nel freezer per ottenere cubetti di ghiaccio?
Risposta: Rav Chaiim Falagi (Turchia, 1788-1868) nel suo Shut Lev Chaim, parte 2, Siman 182, stabilisce che fare dei cubetti di ghiaccio implica il trasformare un liquido in un solido, ed è simile all’azione di produrre formaggio a partire dal latte, azione vietata durante Shabbat perché così facendo si compie la melachàh di “Bonè” (creare/costruire). Così come non si può convertire del latte in formaggio durante Shabbat, la alachàh proibisce di trasformare l’acqua in ghiaccio. Un altro numero di autorità alachike sono anch’esse rigorose per quanto riguarda questa regola.
Chacham ovadia Yosef nella sua opera Alichot Olam (parte 4, pag.93) dice che fare dei cubetti di ghiaccio differisce profondamente dal produrre formaggio. Per produrre formaggio è necessario un processo attivo, con le proprie mani, mentre trasformare l’acqua in cubetti dighiaccio è un processo che avviene in modo naturale quando si espone l’acqua a bassa temperatura. Al massimo, potrebbe essere un caso di “Grama” – il compiere indirettamente una melachàh (azione proibita durante Shabbat). Inoltre, il formaggio mantiene la sua forma solida in modo permanente, quindi produrre formaggio ricade giustificatamente nella categoria di “Bonè”. Il ghiaccio invece, si ritrasforma in acqua se viene lasciato fuori dal freezer, quindi fare dei cubetti di ghiaccio è solo una trasformazione temporanea che non viene classificata nella categoria di “Bonè”. Di conseguenza Chacham Ovadia stabilisce che è possibile fare cubetti di ghiaccio durante Shabbat avendo l’intenzione di usarli durante Shabbat stesso (Yechavè Daat, parte uno Siman 30).
È possibile rimettere un vassoio per cubetti di ghiaccio nel freezer durante Shabbat se non si avrà più bisogno di ghiaccio per quello Shabbat o farlo comporta “Achanàh” (preparare durante Shabbat per il resto della settimana), ammettendo che si rimette il vassoio nel freezer solo per conservarlo per il giorno successivo?
Uno dei principi fondamentali che sta alla base del concetto di “Achanàh” dice che questa proibizione si applica solo quando si ha l’intenzione di risparmiare tempo dopo Shabbat. Per esempio, in base all’alachàh è vietato rifare i letti o lavare i piatti per risparmiare tempo all’uscita di Shabbat. Però, durante Shabbat è possibile fare qualcosa che sia necessario per la preservazione dell’oggetto stesso. Per esempio è possibile rimettere un cibo in frigo dopo aver terminato il pasto, anche se non si avrà più bisogno di quel cibo fino a dopo l’uscita di Shabbat, ma lo si rimette al freddo al fine di conservarlo. E così è possibile rimuovere un oggetto dal sole se l’esposizione ai raggi solari può rovinarlo. Similmente è possibile rimettere il vassoio con i cubetti di ghiaccio nel freezer anche se servirà solo dopo l’uscita di Shabbat, perché lo si fa con lo scopo di conservarlo e non per risparmiare tempo all’uscita di Shabbat. (Vedi Menuchat Ahavàh, parte 1, pag. 248)
Riassumendo: è possibile riempire un vassoio per cubetti di ghiaccio e metterlo nel freezer per fare cubetti di ghiaccio avendo l’intenzione di usarli durante Shabbat, ed è possibile rimettere il vassoio nel freezer durante Shabbat anche se non si userà ulteriore ghiaccio fino a dopo l’uscita di Shabbat.




  

Newsletter Parashat Behalotechàh 5773


La Parashàh… in brevissima!

In questa Parashàh viene comandato ad Aharon di accendere la Menoràh, ai leviti di purificarsi per il servizio del Tabernacolo (erano addestrati per il servizio fra i 25 e i 30 anni e prestavano servizio fra i 30 e i 50 anni), viene celebrato il primo Pesach dall’uscita dell’Egitto. L’Onnipotente dice al Popolo Ebraico di spostarsi nel deserto quando la nube si sposta da sopra il Tabernacolo e di accamparsi laddove si ferma. Moshè fa due trombe d’argento da essere suonate prima della battaglia o per proclamare Yom Tov (giorni di festa).
Il popolo si sposta verso il deserto di Paran in cui si ribella due volte contro la leadership dell’Onnipotente. La seconda volta si lamentano perché si sono stufati del sapore della manna e per la mancanza di carne nel deserto. HaShem manda una quantità massiccia di quaglie e coloro che si sono ribellati muoiono.
Moshè chiede a suo suocero (Ytrò) di andare con loro nel deserto, ma Ytrò fa ritorno a Midian.
Miriam, sorella di Moshè, parla Lashon HaRàh nei confronti di Moshè. Viene colpita dalla Zaraat (tradotta impropriamente come lebbra, si tratta di una malattia spirituale che si manifesta sulla pelle) ed è esiliata dall’accampamento per una settimana.

Dvar Toràh
basato su “Growth Through Torah” di Rav Zelig Pliskin

Quando apriamo l’Aron HaKodesh per estrarre il Sefer Toràh, tutti recitano un verso preso dalla Parashàh di questa settimana:
“Ogni volta che l’Arca si muoveva Moshè proclamava: ‘Sorgi, o Eterno, possano i Tuoi nemici disperdersi e coloro che Ti odiano, fuggire davanti a Te’” (Bemidbar, capitolo 10 verso 35)
Perché questo verso si recita proprio in questo momento?

Rabbì Chaim Sonnenfeld, grandissimo Talmid Chacham che visse nella Città Vecchia di Yerushalaim fino al 1932, rispose a questa domanda durante l’inaugurazione di una Yeshivàh.
“Quando qualcuno vuole far partire qualche utile istituzione di Toràh o progetto, ci saranno sempre delle persone che tenteranno di fermarlo. Per questo quando estraiamo il Sefer Toràh chiediamo che l’Onnipotente disperda i nemici della Toràh e gli impedisca di causare problemi.”
La Toràh è la linfa vitale del Popolo Ebraico. I nostri nemici sanno che se riusciranno a impedire al Popolo Ebraico di studiare Toràh, il popolo potrà essere influenzato e conquistato. Quindi per far si che il Popolo Ebraico sia forte e riesca a sopravvivere, dobbiamo dare il nostro supporto a ogni sforzo impiegato per insegnare e diffondere Toràh. Ogni leader ebreo che non si impegna al massimo per insegnare Toràh e ampliare istituzioni di Toràh per i nostri figli, manca purtroppo dei principi fondamentali su cui si basa tutta la nostra esistenza.

 

E’ possibile spremere un limone durante Shabbat o facendolo si compie la melachàh di Seçhitàh (estrarre un liquido attraverso la spremitura)?


Lo
Shulchan Aruch tratta le regole riguardanti la Seçhitàh nella sezione di Orach Chaim (siman 320), presentando un numero di linee guida base. Innanzi tutto, il divieto di compiere la Melachàh di Seçhitàh non si applica se si spreme il frutto direttamente sul cibo. Per esempio, è completamente permesso, secondo tutte le opinioni, spremere un limone direttamente sull’insalata. Le regole di Seçhitàh si riferiscono solo allo spremere un frutto in un utensile vuoto.
La domanda è su quali frutti si applica il divieto di Seçhitàh. È chiaro che la Toràh vieta esplicitamente la Seçhitàh durante Shabbat se la si attua sull’uva e sulle olive, visto che questo genere di prodotti sono generalmente piantati con lo scopo di ricavarne il loro succo. Una persona che spreme degli acini d’uva in un bicchiere, con lo scopo di ricavarne del succo d’uva, o che spreme delle olive in un utensile vuoto con lo scopo di ricavarne olio, ha trasgredito un divieto esplicito nella Toràh scritta, ma questo divieto non si applica allo stesso livello su altri tipidi frutta. È chiaro inoltre, che i Nostri Saggi hanno stabilito il divieto di spremere melograni o fragole in un utensile vuoto. Spremere questi frutti è quindi vietato secondo quanto stabilito dai Chachamim. Chacham Ovadia Yosef, nella sua opera Alichot Olam, stabilisce che questo divieto stabilito dai Chachamim si applica anche sulle arance. È quindi vietato preparare un’aranciata fresca durante Shabbat. Anche se alcune autorità permettono di spremere delle arance in un bicchiere durante Shabbat, Chacham Ovadia sostiene che le arance hanno lo stesso status dei melograni e delle fragole per quello che ci riguarda, è quindi vietato spremere delle arance durante Shabbat.
Per quanto riguarda i limoni, i Poskim (decisori alachici) sono in disaccordo se ricadano nella stessa categoria dei melograni e delle fragole in merito alla Seçhitàh. Alcune autorità dicono che il succo di limone è diverso da altri tipi di succo per il fatto che non può essere consumato da solo. Viene consumato o per dare sapore o se mischiato con acqua, quindi produrre succo di limone spremendo un limone, non costituirebbe, in base a questa posizione, Seçhitàh. Questo è quanto stabilito dallo Shulchan Aruch, e Chacham Ovadia Yosef, nel suo Leviat Chen e nel suo Alichot Olam, segue la posizione dello Shulchan Aruch. Secondo Chacham Ovadia quindi, è permesso spremere un limone in un utensile vuoto durante Shabbat.
Però, molti altri Acharonim (decisori alachici di epoca più recente) sono in disaccordo con la posizione dello Shulchan Aruch e sostengono che non si possa spremere un limone in un utensile vuoto durante Shabbat. Fra costoro troviamo Maran HaChidàh, Rav Chaim Falagi, Rav Yaacov Chaim Sofer (autore del Caf HaChajim), la Mishnàh Beruràh, e Rabbì Moshè HaLevi (nel suo Menuchat Ahavàh). Quindi, per esempio, Rav Chaim Falagi scrive che se una persona vuole prepararsi una limonata durante Shabbat deve prima mettere lo zucchero nell’utensile e solo dopo spremere il limone. È interessante che scriva che quando si prepara una limonata durante Shabbat, si dovrebbero seguire i passaggi allusi dalle tre lettere che formano la parola סלם “sulam” (scala): ס'וכר “Sukkar” (zucchero),  ל'ימון“Limon” (limone),  מ'ים“Maim” (acqua). Secondo Chacham Ovadia però, è permesso spremere direttamente il limone nell’utensile, prima di aggiungere lo zucchero o l’acqua.
Per come comportarsi in pratica, è sicuramente preferibile seguire la posizione più restrittiva sostenuta dalla maggior parte delle autorità alachike ed evitare di spremere un limone direttamente in un utensile vuoto. In questo caso, seguire la posizione più restrittiva non comporta nessuna difficoltà, perché si può facilmente spremere il limone direttamente sul cibo anziché spremerlo prima in un contenitore vuoto. Quindi, anche se una persona che vuole comportarsi in base alla facilitazione può appoggiarsi su quanto stabilito da Chacham Ovadia, è sicuramente preferibile non spremere il limone direttamente in un utensile vuoto.
Riassumendo: è permesso spremere frutta direttamente su un cibo durante Shabbat. Alcuni tipi di frutta non possono essere spremuti in un utensile vuoto durante Shabbat e secondo la maggior parte delle Autorità alachike il limone rientra in questa categoria. È quindi preferibile non spremere il limone in un utensile vuoto durante Shabbat, però chi vuole facilitare ha su chi appoggiarsi.

Shabbat Shalom!